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Le zone umide stanno sparendo 3 volte più velocemente delle foreste

zone umide

 

Il nuovo allarme della Convenzione di Rasmar sulle zone umide

(Rinnovabili.it) – Sono uno degli habitat più importati per la conservazione della biodiversità, svolgono un ruolo essenziale nell’attenuare il rischio idrogeologico e nel garantire la sopravvivenza umana. Nonostante la loro indiscussa importanza, le zone umide sono uno degli ecosistemi maggiormente danneggiati sul pianeta: solo negli ultimi 45 anni abbiamo perso un terzo di questi preziosi ambienti. A riferirlo è il Global Wetland Outlook, documento redatto dalla Convenzione internazionale di Rasmar, il primo vero trattato intergovernativo globale per la conservazione e la gestione degli ecosistemi naturali.

 

La Convenzione è nata nel 1971 eppure ad oggi i risultati sembrano essere piuttosto deludenti. Il ritmo con cui le zone umide stanno scomparendo è salito in modo significativo dopo il 2000, colpendo indistintamente tutte le regioni della terra. Al punto da aver superato di tre volte il tasso di deforestazione.

In pericolo sono laghi, torbiere, fiumi ed estuari, stagni, paludi e lagune: la lista è lunga. Le zone umide occupano infatti più di 12,1 milioni di chilometri quadrati, un’area più grande della Groenlandia. Un’area che oggi stiamo divorando sotto i colpi costanti del cambiamento climatico, dell’urbanizzazione, dell’incremento demografico e degli attuali modelli di consumo.

 

Il Global Wetland Outlook costituisce un campanello d’allarme non solo sul forte tasso di perdita delle zone umide del mondo, ma anche sui servizi critici che esse forniscono. Senza di loro, gli obiettivi dell’agenda globale sullo sviluppo sostenibile non saranno mai raggiunti”, spiega Martha Rojas Urrego, segretario generale della Convenzione di Ramsar. Lo studio mette in luce il ricco valore economico di questi servizi soprattutto sul fronte dell’approvvigionamento alimentare e di acqua dolce. Le zone umide regolano anche gli effetti che influenzano il clima e i regimi idrologici, riducendo in tal modo l’inquinamento e i rischi di catastrofi naturali. Ad esempio, le mangrovie costiere aiutano a prevenire l’erosione del suolo e offrono protezione dagli tsunami e dai cicloni. Le torbiere invece sono importanti pozzi di assorbimento della CO2 e possono sequestrare milioni di tonnellate di carbonio ogni anno.

Per questo motivo, sottolinea Urrego, “Abbiamo bisogno di un’azione collettiva urgente per invertire le tendenze sulla perdita e il degrado delle zone umide e allo stesso tempo assicurare sia il loro futuro che la nostra stessa sopravvivenza”.

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