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Lo Zimbabwe vende gli animali selvatici per la siccità

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(Rinnovabili.it) – Costano troppo, ma soprattutto mangiano e bevono troppo. Così, dieci parchi nazionali dello Zimbabwe, Stato dell’Africa meridionale alle prese con una siccità che ha colpito 4 milioni di persone, hanno pensato bene di mettere in vendita gli animali selvatici che ci vivono. Leoni, elefanti, rinoceronti, leopardi e bufali sono stati messi all’asta perché costano troppo, dicono le autorità, e lo Stato non finanzia adeguatamente le aree protette. I parchi, infatti, tirano avanti con il denaro dei cacciatori e dei turisti, andando in netto contrasto con la missione di conservazione che dovrebbero perseguire.

Chiunque offra una cifra congrua potrà d’ora in poi «acquisire e gestire la fauna selvatica», a patto che abbia terra a sufficienza. Quanta? Non si sa ancora, così come non è nota la cifra per cui è possibile portarsi via un animale. È concreto il pericolo che vengano organizzate vere e proprie deportazioni di massa dei selvatici, per spedirli chissà dove. Anche se per ora la Parks and Wildlife Authority dello Zimbabwe ha  chiesto la cooperazione dei cittadini locali, non è affatto detto che i gestori dei parchi non cederanno al denaro straniero. Lo scorso anno, il Lo Zimbabwe vende gli animali selvatici per la siccitàPaese ha dato il via libera per l’esportazione di 60 elefanti, metà dei quali sono finiti in Cina, dove il commercio di avorio è ancora fiorente.

 

Circa 54 mila degli 80mila elefanti presenti in Zimbabwe vivono nel Parco Nazionale di Hwange. L’authority sostiene che il loro numero sia quattro volte superiore a quello che l’area dovrebbe contenere. Questo significa che oltre 40 mila animali potrebbero rischiare la deportazione o l’abbattimento.

Il problema è che il parco stesso è ricavato in un luogo senza fiumi, che utilizza i soldi dei finanziatori privati per comprare il carburante che aziona i macchinari per il pompaggio dell’acqua dai bacini sotterranei dentro pozze artificiali. La siccità ha messo in crisi questo sistema, e le ricadute dovrà pagarle la fauna selvatica che abita la riserva.

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