Presentata la visione strategica dell’UE verso le zero emissioni nette
(Rinnovabili.it) – “La nostra strategia mostra come sia realistico rendere l’Europa neutrale dal punto di vista climatico e fiorente entro il 2050, senza lasciare indietro nessuna regione e nessun cittadino”. Così il vice presidente per l’Unione Energetica, Maroš Šefčovič, ha presentato oggi il nuovo percorso dalla Commissione Europea verso le zero emissioni. Non si tratta di una proposta legislativa, ma una di visione strategica su come l’UE possa realizzare l’Accordo di Parigi, trasformando la sua economia. L’obiettivo è ovviamente la neutralità climatica intesa come la condizione in cui il saldo dei gas serra rilasciati nell’atmosfera è minore o uguale a zero. Un impegno già iniziato con i vari pacchetti clima energia, come spiega l’esecutivo europeo, e che dovrebbe trovare ora le basi per progettare gli sforzi futuri. Nessun obiettivo dunque ma solo una visione d’insieme per orientare gli impegni post 2030. Tre le possibili opzioni analizzate, tutte in grado di rispettare, secondo Bruxelles, gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. La prima prevede una riduzione delle emissioni dell’80 per cento; la seconda una riduzione del 90 per cneto al 2050 con completa decarbonizzazione entro il 2070 mentre la terza chiede zero emissioni nette entro il 2050 con il contributo di azioi di assorbimenti di carbonio (carbon removals).
Tutti i settori dell’economia avranno il loro ruolo nella transizione verso la neutralità climatica. Il comparto energetico dovrebbe essere completamente decarbonizzato entro la metà del secolo, producendo oltre l’80% dell’elettricità comunitaria da fonti di energia rinnovabile. Più complesso, invece, il percorso per l’industria. La maggior parte delle emissioni industriali, secondo Bruxelles, possono essere ridotte attraverso ulteriori miglioramenti dell’efficienza e passando a fonti di energia a bassa o zero CO2 come l’eolico, il fotovoltaico, la biomassa sostenibile, i combustibili sintetici o l’idrogeno. A ciò si dovrà aggiungere “un’autentica innovazione dei processi o l’applicazione della cattura e dello stoccaggio del carbonio”. “Le industrie innovative possono anche migliorare l’efficienza delle risorse e ridurre le emissioni di gas serra migliorando il riutilizzo e il riciclaggio attraverso approcci all’economia circolare e accoppiamento di settore”, scrive la Commissione europea.
Per la mobilità non esiste un percorso unico: “saranno necessarie tutte le principali opzioni di carburante alternativo”, e cambiamenti nel comportamento e nella scelta dei consumatori affinché si passi dal trasporto privato a quello pubblico e alla mobilità condivisa e a quella dolce. Per l’agricoltura, le emissioni saranno “più sono difficili da ridurre”, secondo Bruxelles che suggerisce pertanto una serie di pratiche e tecnologie come la gestione migliorata del bestiame, dei fertilizzanti e del concime, e la produzione di biomassa sostenibile da utilizzare nella bioeconomia e nel settore energetico.
Nel settore edilizio la strategia zero emissioni UE suggerisce un migliore isolamento, l’impiego di sistemi di gestione “intelligenti” e il passaggio al riscaldamento rinnovabile, puntando soprattutto sul biogas.
Quanto dovrà investire l’Europa per completare questa transizione? L’esecutivo fa qualche calcolo. Oggi, circa il 2% del PIL europeo viene investito annualmente nel sistema energetico e nelle relative infrastrutture. La quota dovrebbe salire al 2,8% (o intorno a 520-575 miliardi di euro l’anno, esclusi gli investimenti relativi al parco veicoli) al fine di contribuire a un’economia a zero emissioni al 2050. “Si tratta di un importo significativo, anche per un’economia sviluppata come l’UE, ma tali investimenti aggiuntivi possono ripagare, ad esempio, con minori costi energetici o maggiore competitività. Nel complesso, si prevede che la transizione stimoli la crescita e l’occupazione, con effetti positivi sul PIL fino al 2% entro il 2050”.
Ma la strategia per la neutralità climatica non convince tutti. L’ONG T & E ha affermato che il piano fa affidamento su quantità insostenibili di biomassa, gran parte delle quali saranno importate da fuori Europa.
Per Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, invece “è inadeguata rispetto alla crisi climatica che stiamo vivendo […] l’Europa deve impegnarsi a raggiungere zero emissioni nette entro il 2040 attraverso una Strategia climatica di lungo termine in grado di accelerare la transizione verso un futuro rinnovabile e libero da fonti fossili. In Europa e in Italia ci sono tutte le condizioni per sfruttare appieno le nostre potenzialità economiche imprenditoriali e tecnologiche andando ben oltre il 55% entro il 2030, proposto già da diversi governi europei e dall’Europarlamento, in coerenza con una traiettoria in grado di consentirci di raggiungere zero emissioni nette entro il 2040″.