Secondo gli esperti del WWF, ripristinare il buono stato delle risorse idriche aiuterebbe a contenere gli effetti del cambiamento climatico
(Rinnovabili.it) – Migliorare la gestione delle risorse idriche europee potrebbe contenere gli effetti delle ondate di siccità e del cambiamento climatico: la suggestione arriva da un report del WWF che invita i 28 Paesi Ue a una piena adozione della Water Framework Directive, la direttiva comunitaria per il management responsabile dei bacini idrici potabili in Europa.
I periodi di siccità nel vecchio continente non sono una novità: la penisola iberica, il sud est della Francia, il basso corso del Danubio e la Grecia conoscono da sempre lunghi periodi con scarse precipitazioni e temperature alte; tuttavia il cambiamento climatico sta rendendo questi fenomeni sempre più violenti e frequenti. Ne è dimostrazione l’ondata di calore che ha colpito a fine giugno il centro Europa, con temperature superiori ai 45°C in Francia.
Un fenomeno che si sta allargando anche a regioni finora esenti dal problema: quest’estate anche alcuni Paesi dei Balcani e diverse aree della Svezia stanno vivendo periodi di siccità, mentre il Comune di Parigi ha dichiarato proprio oggi il razionamento dell’acqua in quasi 50 Comuni dell’Ile-de-France.
Secondo il report del WWF, la colpa andrebbe al sistema di gestione dell’emergenza, quasi sempre di carattere reattivo (quindi in azione solo a siccità pervenuta) e raramente preventivo: sotto accusa il sistema di allocazione delle risorse idriche, generalmente distribuite all’inizio del calendario idrologico (a inizio ottobre), quando le amministrazioni assegnano l’acqua disponibile per gli usi intensivi come quelli agricoli, industriali e domestici. Un simile sistema non può prevedere l’eventuale ondata di siccità a venire l’estate successiva e causa inevitabilmente uno squilibrio tra domanda e offerta nel caso in cui le precipitazioni dovessero essere inferiori alle aspettative.
Ma gli esperti del WWF puntano il dito anche verso l’uso eccessivo delle acque (soprattutto in campo agricolo, settore che assorbe circa il 40% dei consumi d’acqua in Europa) e sul danneggiamento degli ecosistemi idrici: il report ricorda infatti che solo il 60% dei bacini europei sono considerati in “buono stato di salute” secondo i limiti fissati dalla stessa Ue, mentre praticamente tutti i fiumi del vecchio continente sono deviati o bloccati da dighe o riserve, quasi tutte costruite per aumentare le scorte d’acqua destinate alla popolazione o all’agricoltura.
Riserve e bacini artificiali hanno un effetto nell’immediato, ma al contempo alterano gli ecosistemi idrici rendendoli meno resistenti alle ondate di siccità, secondo gli esperti del WWF.
Il report segnala inoltre lo scarso impegno delle Amministrazioni nell’implementare la Direttiva Quadro sull’Acqua varata dalla Commissione europea e suggerisce che solo un’azione coordinata che preveda anche il taglio delle emissioni entro il 2040 possa permettere il ridimensionamento degli effetti della siccità nel vecchio continente.
Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change, le ondate di siccità sono destinate da diventare tre volte più frequenti entro la fine del secolo e l’Europa non dovrebbe essere un’eccezione: il continuo surriscaldamento delle regioni mediterranee, infatti, porterà molte popolazioni ad affrontare lunghi periodi di scarsità idrica nel prossimo futuro.
Il briefing del WWF suggerisce una serie di contromosse per migliorare la gestione dell’acqua e contenere il cambiamento climatico come l’istituzione dei cosiddetti Piani di gestione dei Bacini Idrografici (RBMP) previsti dalla Direttiva Quadro sulle Acque. I RBMP dovrebbero delineare i modi in cui ripristinare o mantenere in buono stato gli ecosistemi di acqua dolce
Allo stesso tempo, il report invita a cercare soluzioni naturali per proteggere o ripristinare zone umide e fiumi, a migliorare la qualità del suolo (il cui impoverimento è parte del ciclo vizioso che porta a ulteriore spreco d’acqua e ad amplificare gli effetti del cambiamento climatico sulla popolazione). Simili soluzioni dovrebbero mirare a immagazzinare acqua e aumentare l’infiltrazione nel suolo e nelle falde acquifere, nonché a proteggere ambiente e popolazioni dalle variazioni di temperatura, modulando lo stress idrico associato.
Infine, gli esperti ambientalisti consigliano di applicare pienamente il principio “chi inquina paga” in linea con la Direttiva Quadro sulle Acque, garantendo che i prezzi dell’acqua riflettano il loro vero valore e che tutti gli utenti, compresa l’industria agricola, contribuiscano ai costi completi dei servizi idrici in modo più equo.
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