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WWF: di nuovo SOS marea nera

Dopo l'incidente petrolifero di mercoledì scorso, l'associazione ambientalista lancia l'allarme: nonostante i precedenti del Golfo del Messico continua un atteggiamento indolente versoazioni preventive dei disastri ecologici.

(Rinnovabili.it) – Torna la paura di un nuovo disastro ecologico. Mercoledì scorso, infatti, una nave portacontainer si è arenata, dopo una notte di tempesta, sulla barriera corallina della Bay of Planty in Nuova Zelanda. A seguito dell’incidente sono fuoriuscite dalla nave  oltre 350 tonnellate di petrolio, mettendo a rischio la vita e della fauna locale e dell’equipaggio della chiatta. “Siamo profondamente preoccupati per la minaccia che il petrolio rappresenta per la fauna marina, soprattutto per uccelli marini e delfini. – ha commentato il WWF Italia attualmente in contatto con i colleghi della Nuova Zelanda  – Le prossime ore sono cruciali per evitare una catastrofe ambientale. Se le cattive condizioni atmosferiche dovessero danneggiare la nave c’è il rischio che fino a 1700 tonnellate di petrolio fuoriescano in mare, con risultati catastrofici per la fauna selvatica, le spiagge e le persone”.

A rischio sono soprattutto gli uccelli; l’area è infatti habitat di specie rare, ora a rischio d’estinzione. “L’autorità Marittima della Nuova Zelanda si sta muovendo per raccogliere il petrolio sversato dalla nave Rena e prevede anche di continuare a utilizzare il Corexit: controverso disperdente, simile a quello utilizzato nel Golfo del Messico. Anche se ogni situazione è diversa, e sosteniamo gli sforzi di coloro che sono coinvolti nel contenere la fuoriuscita di petrolio, chiediamo cautela nell’uso dei solventi disperdenti dei s visto che non rimuovono il petrolio e che ci sono ancora molte domande senza risposta circa il loro impatto ambientale”, continua l’associazione ambientalista, rimarcando l’attenzione su quanto la fuoriuscita di combustibili fossili continui a minacciare ecosistemi delicati, mettendo in pericolo la biodiversità e la nostra salute. Il WWF sottolinea inoltre l’assenza di un sistema di sicurezza e controllo, sottovalutando il rischio derivante da incidenti ambientali di questa portata.