Cinque minuti alla mezzanotte. Nell’Orologio dell’Apocalisse, creato dagli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists, è il tempo simbolico che separa oggi l’umanità dalla sua autodistruzione. A pesare sulle lancette non sono solo i pericoli derivati dal nucleare, ma anche gli effetti dei mutamenti climatici in atto nel nostro pianeta. Se, infatti, la comunità internazionale non dovesse intraprendere immediatamente azioni per ridurre il divario delle emissioni di gas a effetto serra, la possibilità di rimanere, ad un costo minimo, sul percorso di contenimento del riscaldamento globale, diminuirà rapidamente. Il monito che la comunità scientifica ha lanciato a pochi giorni dall’apertura del vertice climatico di Varsavia, la 19 Conferenza delle Parti dell’UNFCCC, è lo stesso che oggi ha ricordato il WWF in occasione della presentazione dell’edizione aggiornata del rapporto ‘Carbone: un ritorno al passato inutile e pericoloso’. Dalla prossima settimana l’associazione ambientalista sarà nella capitale polacca per seguire da vicino i lavori dei negoziatori provenienti da 195 Paesi. Sul tavolo c’è un obiettivo importante: stilare la roadmap che dovrà fissare gli elementi cardine del nuovo accordo climatico globale, il super protocollo di riduzione delle emissioni che le nazioni dovranno approvare a Parigi nel 2015 e mettere in pratica dal 2020.
A conti fatti potrebbe sembrare che a manchi ancora tantissimo tempo, eppure come ricorda il WWF mancano meno di 50 giorni di negoziati per trovare una linea d’azione condivisa e ambiziosa contro il cambiamento climatico. Meno di 50 giorni in cui compiere quasi un miracolo dal momento che il Pianeta sembra essere ancora molto lontano dal picco delle emissioni. Secondo l’Emissions Gap Report 2013 dell’Unep, anche se le nazioni rispettassero i rispettivi impegni presi sul fronte ambientale, la quota di gas a effetto serra nel 2020 raggiungerebbe gli 8-12 miliardi di tonnellate di CO2.
“Il mondo è drammaticamente lontano da un’effettiva riduzione delle emissioni, l’unica azione che limiterebbe il cambiamento climatico più pericoloso. E questo è in parte dovuto al fatto che i governi del mondo impiegano la maggior parte del loro tempo a fare giochi politici invece di preoccuparsi per il riscaldamento globale – ha detto Mariagrazia Midulla responsabile Clima ed Energia WWF Italia, nel team del WWF che da settimana prossima sarà a Varsavia per seguire i negoziati ONU – La politica energetica è attualmente guidata dalle azioni volontarie dei singoli paesi: questo rallenta il ritmo del cambiamento e si traduce in mancate opportunità che ci sarebbero con una maggiore cooperazione e visione d’insieme tra i governi”.
Da una parte ci sono i paesi in via di sviluppo a cui manca ancora quel salto tecnologico necessario a fargli abbandonare l’equazione “progresso uguale inquinamento” e che continuano pertanto a chiedere impegni comuni ma differenziati; dall’altra le economie ricche vero e proprio “anello debole” dei negoziati secondo Midulla, dal momento che pur avendo rallentato la crescita delle emissioni non sono ancora riusciti a tracciare un percorso convincente di decarbonizzazione.
“A Varsavia questo approccio dovrà cambiare o perderemo un’occasione fondamentale per riavviare il processo verso un futuro più equo e più sostenibile”, ha continuato la responsabile del WWWF Italia.
Le preoccupazioni che questa nuova Conferenza delle Parti possa lasciare l’amaro in bocca come successo nei precedenti vertici dell’UNFCC sono in parte sostenute dalla scelta del Paese ospitante, la Polonia. La nazione, infatti, non solo è uno degli Stati Membri più dipendenti dal carbone (il 90% della sua economia dipende da questa fonte) ma sta anche promuovendo nel contempo il cosiddetto “clean coal”, l’escamotage tecnologico con cui il comparto energetico fossile dichiara il suo “impegno” sul fronte ambientale. Nell’ambito della COP19 il WWF porterà precise richieste a partire da quella di individuare tappe precise della roadmap per l’accordo del 2015, concordando elementi base che dovranno costituire l’ossatura del nuovo protocollo. L’associazione esorta i Paesi ad agire con urgenza sia a garantire che le Nazioni in via di sviluppo possano rafforzare le loro azioni con il sostegno di quelle sviluppate, sia che venga impressa una forte spinta alle azioni concrete a livello internazionale nel periodo pre-2020, puntando a un sostanziale incremento delle energie rinnovabili e al raddoppio dell’efficienza energetica. La proposta che il Panda porterà all’attenzione mondiale sarà quella di creare un framework internazionale, un protocollo speciale per sviluppare in maniera condivisa le tecnologie alla base dell’efficienza energetica e dello sfruttamento delle fonti rinnovabili.
“E’ il momento di invertire la rotta e fermare l’inquinamento da CO2 che sta mutando profondamente il nostro Pianeta, con forti rischi per gli esseri umani e per la biodiversità. L’energia – conclude Midulla – è ancora dominata dai combustibili fossili, ma le opportunità e il futuro sono tutti nell’efficienza e nelle rinnovabili, visto che le tecnologie sono sempre più competitive e affidabili”.