Industrializzazione, urbanizzazione e reddito i fattori che, da qui al 2025, faranno raddoppiare da 1,3 a 2,6 miliardi di tonnellate all’anno la quantità di rifiuti solidi urbani prodotta a livello mondiale
Il riciclaggio
Circa un quarto della spazzatura prodotta in tutto il mondo viene riciclato, compostato o “digerito” e anche in questo caso i tassi variano da Paese a Paese. Nei Paesi più industrializzati, la quota di RSU riciclata è cresciuta nel corso degli anni, così com’è accaduto negli Stati Uniti, per esempio, dove i rifiuti riciclati sono passati da un 10% del 1980 al 34% del 2010. Certo è, poi, che il crescente interesse per il recupero dei rifiuti è legato anche ai cambiamenti che hanno interessato il mercato di chi li gestisce al quale, secondo stime dell’UNEP, si può attribuire un fatturato di circa 400 miliardi di dollari all’anno. Nonostante i traguardi raggiunti, però, per diventare veramente sostenibile, il settore dei rifiuti dovrebbe più che triplicare il livello di riciclaggio attuale e seguire le linee guida della cosiddetta “circular economy”, un modello diventato per il Giappone una priorità nazionale già dai primi anni 90, la cui logica mira a ridurre l’uso di certi materiali e ad aumentare il recupero di altri. I vantaggi sarebbero più che tangibili: così come stimato dall’Environmental Protection Agency, gli 8 milioni di tonnellate di metalli riciclate negli Stati Uniti avrebbero abbattuto più di 26 milioni di tonnellate di gas a effetto serra, come se fossero state rimosse dalla strada 5 milioni di auto per un anno; ogni tonnellata di carta riciclata, poi, riesce a salvare 17 alberi e a risparmiare l’equivalente dell’energia impiegata per produrla (165 galloni di carburante), oltre che a richiedere la metà dell’acqua.