Siamo donne e si sa che tra i due sessi quello femminile è più sensibile al proprio benessere psico-fisico, alla salute ed alle tematiche ambientali: “hanno un rapporto più diretto con il proprio corpo per cui sono attente a scegliere cibo sano, spesso biologico, a curare la propria pelle disintossicandola dalle impurità, a prendersi cura del proprio fisico” – è il parere di Nicola Sorrentino, dietologo e idroclimatologo, docente presso l’Università degli Studi di Pavia. L’attenzione delle donne a questi temi è risaputa, ma ora la conferma arriva da uno studio (metodologia WOA – Web Opinion Analysis) condotto da Beltè in occasione del lancio del nuovo Beltè Bio, su circa 1600 italiane di età compresa tra i 18 e i 65 anni, attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community dedicate, per scoprire quali siano le tendenze tra le donne per quanto riguarda i consumi, il turismo e il tempo libero. 7 italiane su 10 (71%) ammettono di preferire nelle proprie scelte di ogni giorno prodotti che rispecchino i valori della naturalità (75%), che siano biologici (72%) e che rispettino l’ambiente (70%). Anche l’attività fisica (65%), il turismo (63%) e l’enogastronomia (59%) vedono un vero e proprio boom di attività e proposte culinarie alla scoperta della natura più incontaminata e all’insegna del benessere.
Ma chi sono queste donne green? Secondo i dati – fatte salve le ovvie differenze di area geografica, di età, di professione e di approccio culturale, sono soprattutto professioniste (79%) e manager (74%) tra i 30 e i 49 anni (77%) abitano nel Nord e nel Centro Italia e per lo più sono residenti nelle città metropolitane come Milano (78%) e Roma (76%). La percentuale scende al 70% tra i 18 e i 29 anni e al 66% tra le over 30.
Questa tendenza alla “naturalness” arriva dagli Stati Uniti dove, secondo gli ultimi dati forniti dalla Organic Trade Association, nel 2015 le vendite dei prodotti alimentari biologici hanno subito un aumento dell’11% rispetto all’anno precedente, percentuale che sale al 13% per quanto riguarda l’intero comparto bio. Inoltre, come segnalato recentemente dal sito di Usa Today, il mercato subirà un costante ampliamento del 12-15% nei prossimi tre anni.
Anche l’ISMEA, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, ha confermato questa tendenza nel nostro Paese, rivelando che dopo aver chiuso il 2014 con un incremento dell’11%, gli acquisti di prodotti biologici hanno registrato addirittura un aumento del 20%. E proprio in questi giorni Assobio dichiara il boom del cibo biologico, con un +21% a maggio 2016 nel canale della grande distribuzione e +13,5 nel canale specializzato. È biologico in media il 3% della spesa alimentare delle famiglie italiane e 4,5 milioni di famiglie (18% sul totale) consumano abitualmente prodotti bio, il 17% in più rispetto all’anno scorso.
Leggendo i numerosi commenti postati sui social emerge, tuttavia, che vi è una diffusa incertezza sulla reale qualità biologica dei prodotti alimentari esposti nei supermercati e nei negozi. Se ne deduce l’esigenza di una certificazione che la garantisca e ne definisca anche la tracciabilità, come già accade per l’etichetta con il simbolo Ecolabel che la UE richiede a garanzia di standard ecologici molto alti dei detersivi bio rispetto a quelli dei normali detersivi tradizionali.
Il segnale che viene dal mercato sembra piuttosto chiaro, dunque adesso tocca proprio al Legislatore.
di Marina Melissari – Associazione RELOADER onlus