(Rinnovabili.it) – Di amianto si muore ancora. Nonostante siano passati ben 23 dalla sua messa al bando, ogni anno in Italia questo killer silenzioso compie vere e proprie stragi, mentre le attività di smaltimento e bonifica procedono con pigra lentezza. A ricordare le tante persone che hanno perso la vita a causa dell’asbesto nel nostro Paese e non solo, è la Giornata mondiale vittime dell’Amianto che si celebra oggi a livello globale. Sì perché attualmente nel Pianeta circa 125 milioni di persone sono esposti a fibre di amianto sul luogo di lavoro (dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità). Una cifra spaventosa, a cui l’Italia “darà il suo contributo” ancora per decenni. Il piano nazionale amianto elaborato del Governo Monti e ripreso dal Governo Renzi, infatti è fermo al palo: le stime (per difetto) di CNR-Inail parlano di ben 32 milioni di tonnellate presenti a livello nazionale e 75mila ettari di territorio in cui è accertata la presenza di materiale in cemento amianto.
Dov’è la causa di tanta lentezza? Innanzitutto nella mappatura, conclusa solo da metà delle Regioni, e nei Piani Regionali Amianto dove mancano all’appello ancora Abruzzo, Calabria, Lazio, Molise, Puglia e Sardegna). E se ciò non bastasse, spiega l’Osservatorio nazionale Amianto (ONA), l’Italia lo importa. Anzi, addirittura risulta essere la prima importatrice al mondo dall’India secondo quanto riportato in un atto di sindacato ispettivo presentato da 9 senatori del Pd rispettivamente ai ministri dell’Ambiente e della Salute all’inizio dell’anno. “L’Ona ha già portato all’attenzione dell’Autorità giudiziaria la documentazione comprovante l’importazione di amianto in Italia in questi ultimi anni, ed auspica che si renda giustizia a tutte le vittime”.
“Fino ad oggi – ha dichiarato il responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti – i risultati ottenuti sono molto scarsi. E’ urgente intervenire tanto sui grandi siti industriali quanto sugli edifici pubblici e privati; bisogna completare il censimento e gestire con attenzione i sistemi e gli impianti per il trattamento e lo smaltimento dei materiali contenenti amianto”. Ma certo sarà difficile risolvere il problema amianto se la rete impiantistica per il suo smaltimento rimane insufficiente: attualmente le regioni dotate di almeno un impianto specifico sono undici, per un totale di 24 impianti (5 in Sardegna, 4 in Piemonte e Toscana, 2 in Emilia, Lombardia e Basilicata, 1 in Abruzzo, Friuli, Liguria, Puglia e la provincia autonoma di Bolzano), con volumetrie residue insufficienti a garantire un corretto smaltimento dei materiali che ancora oggi finiscono al 75% in discariche fuori dai nostri confini. “Facciamo appello al Governo – ha concluso Giorgio Zampetti – affinché si impegni concretamente nel dare risposte e giustizia alle vittime dell’amianto, come promesso all’indomani dell’assurda sentenza di assoluzione che ha messo la parola fine al processo Eternit nel novembre scorso”.