Usare virus con sequenze geniche che regolano il metabolismo del carbonio per “ingegnerizzare” le comunità microbiche negli oceani e spingerle ad assorbire più CO2 o a farne rilasciare di meno dai fondali. Lo studio pionieristico dell’Ohio State University
I virus potrebbero diventare nostri alleati contro la crisi climatica
(Rinnovabili.it) – Siamo abituati a pensare il nesso tra virus e crisi climatica a senso unico. L’aumento delle temperature scongela il permafrost artico e può “risvegliare” virus-zombie dopo decine di migliaia di anni. La pressione antropica sugli ecosistemi, insieme al global warming, aumenta il rischio di salti di specie e quindi l’insorgere di nuove pandemie, un copione che abbiamo visto con il Covid-19. E se, invece, i virus fossero dei preziosi alleati per contrastare il cambiamento climatico?
Virus e crisi climatica: ingegnerizzare i microbiomi oceanici contro il climate change
È su questa ipotesi che sta lavorando un gruppo di scienziati dell’Ohio State University. La chiave è la capacità sia dei virus a DNA sia di quelli a RNA di “strappare” sequenze geniche ad altri organismi, tipicamente batteri. Molti delle specie di virus presenti negli oceani, infatti, hanno incorporato delle sequenze legate alla regolazione del metabolismo da microrganismi che sono in grado di “processare” gli atomi di carbonio che si trovano nell’oceano. Sono, quindi, in grado di aumentare la capacità dell’oceano di catturare e stoccare CO2, sottraendola all’atmosfera e contribuendo così a limitare l’aumento della temperatura globale.
I ricercatori statunitensi l’hanno scoperto combinando i dati del sequenziamento genomico di virus presenti negli oceani con un’analisi abilitata dall’intelligenza artificiale. Dei 340 percorsi metabolici – dettati da sequenze genetiche note – conosciuti per la capacità di elaborare il carbonio, ben 128 (più di 1/3) sono presenti anche in molte specie di virus. “Sono rimasto scioccato dal fatto che il numero fosse così alto”, commenta Matthew Sullivan, professore di microbiologia e direttore del Center of Microbiome Science presso la Ohio State University.
Questa mappatura dovrebbe permettere di sperimentare una forma molto particolare di “geoingegneria” del clima. Si tratterebbe di modificare i microbiomi oceanici introducendo artificialmente determinate specie di virus. Scegliendoli in base alle loro capacità di accelerare il sequestro di CO2 oppure, al contrario, di rallentare l’azione di rilascio (ad esempio, quello di metano dai fondali artici).
È su questa possibilità che si sta concentrando ora il gruppo di scienziati. Che sta testando diversi modelli per comprendere come può variare il comportamento metabolico delle comunità di microorganismi in una certa porzione di oceano. Un’analisi grazie alla quale si dovrebbe poter identificare quali virus influenzano i percorsi metabolici più significativi per il processamento del carbonio.
“Gli oceani assorbono carbonio e questo ci protegge dal cambiamento climatico. La CO2 viene assorbita come gas e la sua conversione in carbonio organico è dettata dai microbi”, spiega Sullivan. “Quello che stiamo vedendo ora è che i virus prendono di mira le reazioni più importanti nel metabolismo di queste comunità microbiche. Ciò significa che possiamo iniziare a studiare quali virus potrebbero essere utilizzati per convertire il carbonio nel tipo che desideriamo. In altre parole, possiamo rafforzare questo enorme cuscinetto oceanico affinché diventi un deposito di carbonio per guadagnare tempo contro il cambiamento climatico”.