(Rinnovabili.it) – I vescovi cattolici di tutto il mondo chiedono di porre fine all’uso di combustibili fossili. Non solo: sottolineano la necessità di un maggiore impegno della COP20 per arrivare a stendere un nuovo trattato globale sul clima. I cattolici, dicono, dovrebbero impegnarsi nel processo verso il prossimo accordo da firmare a Parigi durante la conferenza delle parti nel 2015.
È la prima volta che personaggi di spicco della Chiesa di ogni continente si uniscono per diffondere un simile appello, che arriva come una meteora sulla COP20, mentre i negoziatori a Lima stanno cercando di delineare i contorni del testo in colloqui guidati dalle Nazioni Unite.
Con 1,2 miliardi di persone nel mondo che si definiscono cattoliche, la chiesa ha ancora un notevole potenziale per influenzare il dibattito pubblico su qualsiasi argomento.
Nella loro dichiarazione, i vescovi sottolineano la necessità di «approfondire il discorso alla COP20 peruviana, per garantire che vengano prese decisioni concrete alla COP21, così da superare la sfida del clima e avviarci su nuovi sentieri sostenibili».
Monsignor Salvador Piñeiro García-Calderón, Arcivescovo di Ayacucho e presidente della Conferenza Episcopale Peruviana, ha dichiarato: «Noi vescovi provenienti da Africa, Asia, America Latina ed Europa siamo impegnati in un dialogo intenso sulla questione del cambiamento climatico, perché notiamo che le persone più povere saranno le più colpite dal fenomeno, nonostante abbiano contribuito in minor misura alle sue cause. Sono loro le più rispettose del pianeta, del suolo, dell’acqua e delle foreste pluviali. Sentiamo l’obbligo di proteggere il creato, e di contestare l’uso improprio della natura. Abbiamo sentito che questa dichiarazione congiunta doveva essere resa ora, perché Lima è una pietra miliare sulla strada per Parigi, e Parigi deve dar vita ad un accordo vincolante».
I vescovi sostengono addirittura che le nazioni dovrebbero mirare a contenere l’aumento delle temperature globali entro gli 1.5 gradi, richiesta che va molto al di là della posizione attuale di molti negoziatori, ormai convinti di poter immaginare un accordo costruito sul mantenimento del global warming sotto i 2 gradi.