(Rinnovabili.it) – La COp20 di Lima si è chiusa dopo due settimane di negoziati con una corsa all’accordo a tutti i costi. Accordo che vede per la prima tutti i Paesi pronti a impegnarsi nel taglio delle emissioni per mantenere l’aumento della temperatura terrestre sotto i 2° C. Peccato che il testo uscito dal vertice sul clima sia stato svuotato di qualsiasi vero impegno, delegando il vero lavoro negoziale ai mesi a venire; e la delusione di quanti avevano visto nelle buone notizie pre-summit, uno spiraglio di possibilità, è ormai palpabile. A riassumerla per noi è oggi il WWF Italia che ha seguito da vicino i lavori della COP20 peruviana che bolla la Lima Call for Climate Action come “deludente e debole, un compromesso al minimo comun denominatore”. Se davvero come i negoziatori hanno affermato esultanti, si è aperto il percorso verso l’accordo internazionale per Parigi del prossimo anno, i primi segnali non sono affatto rassicuranti. “A Lima hanno prevalso gli egoismi e l’incapacità dei governi di agire in modo collettivo contro una minaccia di portata enorme”, ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del WWF. “Ma ha anche prevalso l’azione ben concertata delle lobby fossili, che hanno fatto di tutto per dividere, far serpeggiare la sfiducia e approfondire le distanze. Se vogliono sul serio prevenire la catastrofe climatica, i governi devono ora immediatamente individuare le azioni specifiche per ridurre le emissioni e fornire finanziamenti prima del 2020. Ci saranno ampie opportunità di farlo con i paesi più sviluppati riuniti per il G7 in Germania e i vertici ONU previsti per giugno 2015. Ci sono sei mesi per decidere tagli delle emissioni più ambiziosi e gli impegni finanziari per il periodo fino al 2020”.
Una lettura decisamente meno negativa arriva invece Italian Climate Network che ha costituito una delle poche voci di ONG italiane presenti ai negoziati.“A Lima si poteva ottenere di più, ma volendo guardare alla parte del bicchiere mezzo piena il nuovo accordo permette di continuare a lavorare sui binari tracciati verso Parigi” – dichiara Veronica Caciagli Presidente di Italian Climate Network – “In particolare ci sono stati alcuni segnali positivi di ascolto tra Paesi industrializzati e in via di sviluppo. Mancano invece da definire numerosi e importanti punti. Come la natura legale vincolante o meno del nuovo accordo. Certo, la strada per Parigi sarà faticosa e in salita, ma percorribile“.