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Vertice Onu: tante parole, pochi impegni

Vertice sul clima tante parole pochi impegni_(Rinnovabili.it) – La Cina, il più grande inquinatore del mondo, dovrebbe raggiungere presto il picco di emissioni, così da iniziare un percorso di rientro. Lo ha detto al vertice Onu sul clima il vice premier Zhang Gaoli, che però ha dimenticato di comunicare quando ciò dovrebbe accadere.

 

Il presidente americano Obama ha apostrofato nel suo discorso le economie emergenti, sottolineando che non possono semplicemente sedersi ai margini e avanzare la richiesta di un accordo globale sul clima che riconosca le necessità delle singole realtà economiche. Eppure non ha annunciato nessun nuovo grande sforzo in casa propria, limitandosi a sottolineare i passi avanti che gli Stati Uniti hanno già compiuto, con il fine di tagliare le emissioni, nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica.

Anche il presidente della Commissione europea, Barroso, ha preferito mettere in risalto i piani già esistenti per il taglio della CO2: il 40 per cento di emissioni in meno al 2030 rispetto al 1990 è un target che gli ambientalisti hanno criticato più volte, perché considerato raggiungibile senza troppi sforzi. Inoltre, Barroso ha evitato di annunciare un impegno comunitario per implementare il Green Climate Found (strumento finanziario dell’UNFCCC per la promozione di programmi e attività nei paesi in via di sviluppo), lasciando la patata bollente in mano ai singoli Stati membri.

Le tre posizioni sono in linea con la deriva che ha contraddistinto tutti i summit sul clima, fatta di promesse vaghe e rivendicazioni di meriti passati. Lo stesso Renzi ha rilevato come i cambiamenti climatici siano la sfida del futuro, salvo poi dare il via libera alle trivellazioni in Adriatico e tagliare gli incentivi alle fonti di energia pulita in Italia.

Per ora, quindi, il piatto piange. Gli unici impegni sul Green Climate Foung arrivano dalla Francia, che sborserà 1 miliardo di dollari, e poi da Norvegia, Danimarca, Corea del Sud e Svizzera. In tutto l’asticella salirà a 1,3 miliardi di dollari. Una miseria vista l’urgenza di soluzioni al riscaldamento globale.

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