I leader mondiali prendono tempo al vertice ONU mentre la crisi del clima peggiora
(Rinnovabili.it) – L’appello alla base del vertice Onu per il clima era chiaro: fatti, non parole. Quello su cui il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si era speso per mesi è che i Paesi arrivassero sul palco del summit con dei piani concreti. Impegni (i cosiddetti Contributi determinati a livello nazionale o NDC) che indicassero come realizzare l’obiettivo più sfidante dell’Accordo di Parigi, ossia mantenere l’aumento della media temperatura terrestre entro 1,5°C sopra i livelli dell’età preindustriale. E la strada per ottenerlo, secondo l’ultimo report dell’IPCC, è una sola: raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050.
Così non è stato. Mentre le principali organizzazioni scientifiche ricordavano a tutti la serietà della crisi climatica, i leader mondiali hanno chiuso il Summit ONU con pochi fatti e molte parole.
Guterres aveva chiesto un miglioramento degli attuali NDC che contenesse, oltre all’obiettivo della neutralità climatica, anche un impegno a non costruire nuove centrali a carbone e un abbandono graduale dei sussidi ai combustibili fossili. A rispondere all’appello sono state solo 77 nazioni, principalmente piccoli paesi in via di sviluppo che rappresentano nel complesso appena il 6,8% delle emissioni, con un piano per le zero emissioni al 2050. Altre 70 hanno promesso invece di aumenteranno i loro contributi nazionali determinati entro il prossimo anno mentre la “Powering Past Coal Alliance” è stata ampliata per includere 30 paesi, 22 stati o regioni e 31 società impegnate a passare dal carbone alle rinnovabili.
Nessun piano concreto è arrivato invece dai grandi inquinatori, come Cina, India e Stati Uniti.
La difficoltà maggiore, anche per quelle economie che hanno già legiferato sulla neutralità climatica (si pensi alla Francia o al Regno Unito), rimane il come: come progettare un percorso realmente efficace sul fronte emissivo così a lungo termine, essendo sicuri di non fallire.
Per il segretario generale delle Nazioni Unite il bicchiere è più pieno che vuoto. Nel suo discorso finale Guterres ha ribadito l’urgenza e l’importanza della situazione, descrivendo il riscaldamento globale causato dall’uomo come una minaccia esistenziale “Se non cambiamo urgentemente il nostro modo di vivere, mettiamo a rischio la vita stessa”. Ma allo stesso tempo ha sottolineato la presenza di un nuovo slancio “Inizio a vedere che anche i governi hanno capito di dover agire. Abbiamo ancora emissioni in crescita, non abbiamo ancora raggiunto l’obiettivo. I cambiamenti climatici stanno correndo più velocemente di quanto facciamo noi. Ma per la prima volta vedo sempre più paesi accettare l’idea di dover essere carbon neutral nel 2050”.
In closing #ClimateAction summit, @antonioguterres thanks young people around the world for leading the charge – and holding his generation accountable. Pressure is building. Momentum is growing. And — action by action — the tide is turning, he said. https://t.co/5HwA4FAiHi pic.twitter.com/jiphVBmuoP
— UN Spokesperson (@UN_Spokesperson) September 24, 2019
In realtà ciò che rimane del vertice Onu è soprattutto un monito, quello pronunciato della giovane attivista svedese Greta Thunberg in apertura del summit. “Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote. Eppure io sono una dei fortunati. Le persone soffrono, stanno morendo. Interi ecosistemi stanno crollando. Siamo all’inizio di un’estinzione di massa. E tutto ciò di cui parlate sono i soldi e le fiabe sulla crescita economica eterna. Come osate […] ci state deludendo, ma i giovani stanno iniziando a capire […] Gli occhi di tutte le generazioni future sono su di voi, e se scegliete di fallire, non vi perdoneremo mai”.