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Come cambia il verde in Italia: più alberi, meno campi

L’Ispra pubblica il primo rapporto “Territorio. Processi e trasformazioni in Italia”, analizzando le principali trasformazioni del suolo italiano

verde in italia

 

 

 

(Rinnovabili.it) – Cresce il verde in Italia, mentre scompaiono progressivamente i campi. A rivelarlo è l’Ispra nel suo primo rapporto “Territorio. Processi e trasformazioni in Italia”. Presentato oggi a Roma, il documento analizza le metamorfosi del suolo nazionale degli ultimi sessant’anni, mettendo in luce le principali dinamiche di cambiamento nella copertura e nell’uso. Scopriamo così che solo negli ultimi 5 anni, la superficie boschiva è aumentata del 4,7%, arrivando ad estendersi lungo circa 14 milioni di ettari. Il fenomeno si concentra soprattutto nelle zone marginali del Paese, dove le foreste stanno ricolonizzando le superfici con vegetazione erbacea agricola abbandonate. Oggi, a livello locale, le regioni con la maggiore percentuale di alberi sono Liguria (80,7%), Calabria (67%) e Toscana (60,8). All’opposto si trovano Veneto e Lombardia (rispettivamente con 29,5% e 32,9%). Tra le città, invece, è Reggio Calabria, con il 54,5%, a detenere la maggiore percentuale di territorio ricoperto da alberi, seguita da Genova (54%) e Messina (49,9%). La capitale si attesta al 21,7%, mentre Milano e Palermo rispettivamente al 10,7% e al 33,4%.

 

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In realtà l’espansione delle foreste e degli ambienti semi-naturali non è l’unica fonte “d’aggressione” del suolo agricolo. Alla base di questa perdita progressiva (dal 2012 al 2017 è diminuita del 4% la superficie con vegetazione erbacea agricola o adibite a pascolo) c’è anche l’incremento delle aree artificiali tramite urbanizzazione e crescita infrastrutturale. Anche le pratiche di intensificazione agricola (meccanizzazione e utilizzo di tecniche di coltivazione, di irrigazione, di fertilizzazione e di difesa fitosanitaria) concentrate nelle pianure e lungo le coste e i fondivalle, stanno determinando profondi mutamenti nel loro assetto. E contribuendo al degrado della qualità del suolo stesso rendono il territorio ancora più vulnerabile ai cambiamenti climatici in atto.

“In generale, l’industrializzazione dell’agricoltura ha determinato la progressiva sostituzione del vecchio tessuto, costituito da una fitta trama di piccoli appezzamenti, con grandi estensioni monocolturali specializzate[…] L’intensificazione agricola rischia di produrre una perdita della qualità dei suoli e della biodiversità, che rende queste aree maggiormente fragili rispetto ai cambiamenti, anche climatici, che potranno metterne a rischio la vocazione agricola in futuro”.