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Vendesi cibo brutto: la lotta della Francia allo spreco alimentare

Vendesi cibo brutto_La lotta della Francia allo spreco alimentare

 

(Rinnovabili) – In Francia si combatte lo spreco alimentare vendendo il cibo “brutto”, che prima finiva nel cassonetto. Ora non si getta più, ma si espone come un fenomeno da baraccone. La catena di supermercati Intermarché, nel 2014, ha deciso di dare un taglio agli sprechi evitando di disperdere quei prodotti agricoli meno belli da vedere. Pomodori bitorzoluti, zucchini ricurvi e carote a due punte rientrano nella “galleria degli orrori vegetali” che però non hanno nessuna controindicazione dal punto di vista del sapore. Eppure non arrivano mai nei reparti dei supermarket, perché vengono cestinati alla fonte. Per valorizzare l’iniziativa di recupero di questi prodotti, frutta e ortaggi, è nata anche una campagna, intitolata “Inglorious fruits and vegetables”, che fa leva sulla bellezza “interiore” di “Clementino, lo sfortunato mandarino” e i suoi amici. Un tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica all’acquisto, dato che sullo sfondo si stagliano le cifre diffuse dalla Fao sullo spreco di cibo, che si attesta ogni anno intorno al 30% della produzione totale per il consumo umano. L’Unep (United Nations Environmental Programme) stima che quello buttato via o lasciato marcire equivale a circa la metà della produzione mondiale annua di cereali. Da rifiuto, invece, almeno nei supermercati francesi, si tenterà di trasformare parte di questo cibo in risorsa: la strategia di marketing prevede di mettere in risalto questi prodotti posizionandoli in un’area dedicata: dentro il centro commerciale si potranno trovare i prodotti “brutti” esposti tutti insieme, con un packaging che ne esalta la bizzarria delle forme. Anche il prezzo sarà ritoccato: i consumatori pagheranno questi prodotti il 30 per cento in meno. I numeri sottolineano il successo dell’operazione con un esaurimento dei prodotti “brutti” in tempi record dagli scaffali del supermercato. Forse il merito è stato di una strategia di comunicazione “ghettizzante”. O forse i clienti avrebbero acquistato ugualmente, in tempo di crisi, ortaggi scontati?

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