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Nasce il V20, il gruppo dei vulnerabili ai cambiamenti climatici

Dall’Afghanistan al Vietnam, venti Paesi tra i più esposti ai cambiamenti climatici formano un gruppo per cercare di ottenere dei risultati nel negoziato

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(Rinnovabili.it) – Il gruppo dei Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici si è formato ieri, durante una riunione dei ministri delle finanze a Lima. Sono 20 gli Stati che rischiano grosso a causa del riscaldamento globale, esposti come sono a potenziali catastrofi derivanti dall’innalzamento del livello del mare, siccità o alluvioni derivanti dall’aumento delle temperature.

Il drappello è composto da Afghanistan, Bangladesh, Barbados, Bhutan, Costa Rica, Etiopia, Ghana, Kenia, Kiribati, Madagascar, Maldive, Nepal, Filippine, Ruanda, Santa Lucia, Tanzania, Timor Est, Tuvalu, Vanuatu e Vietnam.

Il gruppo va a sovrapporsi, in parte, ai preesistenti Least Developed Countries (LDC) e all’alleanza dei piccoli stati insulari (AOSIS), tentando il tutto per tutto in vista della COP 21 di Parigi, terreno sul quale dovrà confrontarsi con grandi potenze globali poco interessate alla loro sorte. Stringendosi a coorte, i 20 cercano di costituire un soggetto capace di parlare con una voce sola. Secondo i documenti redatti durante il meeting, visti da Reuters, il gruppo rappresenterebbe 700 milioni di persone in Paesi a basso e medio reddito dalla diversa conformazione geografica: alcuni hanno un clima arido, altri non hanno sbocco sul mare o sono, viceversa, vulnerabili all’innalzamento degli oceani.

 

Nasce il V20 il gruppo dei più vulnerabili ai cambiamenti climaticiIl piano d’azione del V20, il gruppo dei 20 vulnerabili prevede il tentativo di «rafforzare la cooperazione economica e finanziaria e le azioni per affrontare i rischi e le opportunità del cambiamento climatico», promuovendo al contempo il passaggio verso un’economia globale a basse emissioni di carbonio.

Gli obiettivi dovrebbero includere «un migliore accesso ai finanziamenti internazionali per il clima», così da organizzare politiche capaci di far fronte alle catastrofi naturali. Una possibilità, ritengono, potrebbe essere l’utilizzo di una tassa sulle transazioni finanziarie.

Il V20 sostiene di essere responsabile solo del 2% delle emissioni di gas serra, ma di aver subìto oltre 50 mila morti l’anno dal 2010 per colpa dell’aumento delle temperature. In termini di Pil, inoltre, i Paesi stimano di aver perso il 2,5% l’anno, pari a 45 miliardi di dollari dal 2010.