(Rinnovabili.it) – Una migliore gestione dell’acqua nel settore dell’agricoltura potrebbe ridurre sensibilmente il gap alimentare globale. Ne sono convinti gli scienziati dell’Istituto di Potsdam per la ricerca sugli impatti del clima. Per la prima volta, gli esperti hanno valutato le possibilità del mondo di produrre più cibo con la stessa quantità di acqua. I risultati sono sorprendenti: la produzione potrebbe aumentare del 40% semplicemente ottimizzando l’uso dell’acqua piovana e metodi di irrigazione efficienti. Questa cifra rappresenta la metà di quel che serve, secondo l’ONU, per sradicare la fame nel mondo entro la metà del secolo.
Riformulando, basterebbe irrigare meglio le coltivazioni per risolvere il 50% di un immenso e annoso problema.
Gli effetti negativi della siccità, infatti, sono acuiti dai cambiamenti climatici che caricano questo tipo di fenomeni di una forza devastante in alcune regioni del mondo. In particolare nell’Africa meridionale, di recente oggetto di un appello del World Food Programme sui rischi di carestie per 50 milioni di persone.
Stando agli esperti, investire nella gestione idrica può dare una grossa mano anche nell’ottica di una crescita della popolazione globale.
«L’uso intelligente dell’acqua può incrementare la produzione agricola – sostiene l’autore dello studio, Jonas Jagermeyr – È un approccio ampiamente sottovalutato per ridurre la malnutrizione e aumentare la resilienza al clima».
L’incremento delle rese agricole riguarderebbe proprio quelle regioni in cui l’acqua scarseggia: la Cina, l’Australia, la parte occidentale degli Stati Uniti, il Messico e l’Africa meridionale. Le soluzioni per un efficientamento della gestione vanno dalla raccolta della pioggia in apposite cisterne alla pacciamatura (copertura del terreno con plastica o scarti agricoli per conservarne l’umidità), fino all’irrigazione a goccia. La raccolta dell’acqua piovana, ad esempio, è praticata nel Sahel africano ma non nelle regioni aride dell’Asia o del Nord America.
Per dare corpo a queste necessità, tuttavia, lo scoglio più grande è quello politico: l’Istituto di Potsdam spiega che i governi locali dovrebbero varare una serie di nuove regolamentazioni e creare programmi di microcredito per gli agricoltori delle comunità più a rischio.