Stoccaggi CO2, stoccaggi metano o geotermia. Sono anni che il confronto con la “politica locale” è molto difficile
Gianni di Giovanni, Responsabile Comunicazione di ENI, nella puntata andata in onda qualche giorno fa su RAI 1 è stato chiaro: servono rigassificatori sulle coste per far pervenire gas naturale liquido da gassificare rapidamente e immetterlo nelle pipelines di metano in giro per il Bel Paese e servono stoccaggi di gas naturale potenziati e ben distribuiti per rispettare le norme anti-trust e nel contempo aprire nuove opportunità anche agli operatori di sempre.
Non possiamo avere una autonomia di vita per il Bel Paese di pochi giorni, con industrie che dell’acciaio, della ceramica e di quanto altro che vengono letteralmente fermate, quando le riserve strategiche degli stoccaggi gas naturale vengono meno, oltre una certa soglia, per lasciar spazio ai sacrosanti consumi di metano delle famiglie e ancora, soli in Europa, per mandare avanti un mixing energetico in cui il metano fa la parte del leone. E tutto questo avviene nel frattempo, tra l’altro, che la chimera del “gas non convenzionale” si è capito che in Europa non funziona (ed in Italia meno che meno avendo pochi siti a disposizione, vedi mio articolo su questa testata di qualche mese fa).
Chi salvaguardia i posti di lavoro di quelle industrie ferme ora ? E venerdì scorsa è tornata la neve. Ma i cittadini sanno che differenza vi è tra rigassificatori e stoccaggi ? Ricordo che in un confronto pubblico su “TV delle Libertà” qualche anno fa tra me e un famoso politico, ho dovuto chiarire la differenza, in diretta televisiva, tra le due tecnologie. I siti di stoccaggio di gas naturale in Italia ci sono, studi attendibili di fattibilità sono in corso, il massimo della ricerca italiana è stata messa in campo.
Tutto si può ancora fare, ma farlo in emergenza è diverso. Come sarebbe sbagliato riavviare ora una “protezione civile” come ed identica a quella di Bertolaso, “in medio stat virus” dicevano i latini e Mussolini diceva “nihil difficile volenti”.
Bisogna semmai valutare, nell’ambito di nuovo tavolo ministeriale tutto da formare, se l’uso del sottosuolo per gli stoccaggi di metano può essere sinergico o conflittuale con altri usi strategici quali lo stoccaggio di CO2, a seguito della pubblicazione in G.U. del 4 ottobre del Decreto Legge 162/2011 su stoccaggio geologico di CO2 o per usi geotermici.
Chi scrive è sempre stata in prima linea nel sottolineare l’importanza degli stoccaggi geologici di geogas (CH4, CO2), nei consessi scientifici e sulla stampa ma spesso la politica, di destra e di sinistra, è stata sorda a questi richiami, recentemente messi in luce dalla IEA in un suo recente documento sull’evoluzione del Blue Map Scenario al 2050. Addirittura chi scrive è stata oggetto di una interrogazione parlamentare di Scilipoti quando era dell’IDV (ma ora lui è di destra o di sinistra?) relativamente ad un progetto di stoccaggio di gas naturale, in cui io semplicemente mi occupavo di un singolo aspetto – il degassamento naturale e/o indotto da stoccaggi in superficie – di cui tanto i cittadini locali erano curiosi di sapere.
Ritengo che l’ interrogazione parlamentare di allora sia più attuale che mai. Nella fattispecie l’attualità del problema è il seguente: l’utilizzo dei comitati locali di ogni dove da parte di politici locali (che ben poco magari si interfacciano con quelli nazionali dello stesso partito!) per cercare voti. Ciò anche quando i progetti – compreso quelli su stoccaggio di gas naturale- sono importanti ed utili al Bel Paese.