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Gli USA sono i maggiori produttori di rifiuti pro capite tra i Paesi sviluppati

rifiuti pro capite usaGli States producono 773kg di rifiuti pro capite ogni anno, il triplo rispetto alla Cina

 

(Rinnovabili.it) – Gli Stati Uniti sono la nazione industrializzata che produce maggiori quantità di rifiuti pro capite e allo stesso tempo quella che ne ricicla meno, secondo l’analisi condotta dalla società di risk management britannica Verisk Maplecroft.

 

Gli USA producono circa il 12% dell’intero volume globale di rifiuti urbani (circa 2,1 miliardi di tonnellate annue) pur contando solo per il 4% delle popolazione mondiale; all’opposto, Cina e India producono complessivamente il 27% dei rifiuti ma contano per il 36% della popolazione mondiale.

 

La ricerca della Verisk Maplecroft ha messo in correlazione statistiche e dati ufficiali sulla produzione di scarti e sulla percentuale di riciclo in Paesi industrializzati e in via di sviluppo: gli Stati Uniti emergono come i maggiori produttori di scarti urbani a livello mondiale, con 773kg di scarti pro capite e un totale di 239 milioni di tonnellate annue. Una media tre volte superiore a quella della Cina e 7 volte maggiore dell’Etiopia che chiude la classifica.

 

Più in generale, le nazioni industrializzate del Nord America e alcuni degli Stati membri dell’Ue, come Olanda, Austria, Svizzera, Germania e Francia, registrano una grossa sproporzione nel rapporto tra popolazione e quantità di rifiuti prodotta.

 

Allo stesso tempo, Gli Stati Uniti sono la nazione industrializzata con il peggior indice di riciclo (un particolare indicatore messo a punto dagli analisti di Verisk Maplecroft che combina i tassi nazionali di riciclo, raccolta e smistamento dei rifiuti solidi urbani così come l’impegno governativo a stipulare trattati internazionali di gestione dei rifiuti): negli States appena il 35% degli scarti solidi urbani prodotti vengono recuperati, una quota ben lontana da quella della Germania, Paese leader di questa particolare statistica con il 68% di rifiuti riciclati.

 

Una situazione che rischia di diventare esplosiva considerando il recente blocco delle esportazioni di rifiuti all’estero causato da una parte dalla crescente consapevolezza da parte delle nazioni di destinazione, che sempre più spesso rinviano i carichi di scarti contaminati, di “bassa qualità” o di difficile trattamento indietro verso i Paesi d’origine; dall’altra da nuove norme internazionali, come il recente emendamento alla Convenzione di Basilea che rende più stringenti gli standard per gli export di rifiuti.

 

“Gli Stati Uniti sono l’unica nazione sviluppata la cui capacità di generare rifiuti supera quella di ricilarli – ha affermato Will Nichols, direttore del dipartimento per l’ambiente della Verisk Maplecroft – Ci si sta concentrando fin troppo sul riciclo come se fosse una soluzione miracolosa. C’è abbastanza plastica in circolazione da poter veramente causare la distruzione della catena alimentare marina, così come sta effettivamente accadendo. Credo che quello di cui necessitiamo sia lavorare verso un tipo di società con un’impronta sui materiali prossima allo zero”.

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