(Rinnovabili.it) – E’ tutta una questione di gradi. Quelli che secondo buona parte della comunità scientifica mancherebbero alla temperatura mondiale prima di raggiungere una condizione climatica di non ritorno e condannare la Terra a gravi conseguenze ambientali. Quei gradi, 2 sulla scala Celsius, che hanno messo gli Stati Uniti in una posizione scomoda. Lo scorso 2 agosto, Todd Stern l’inviato speciale degli Usa per i negoziati sul clima ha pubblicamente chiesto un approccio più flessibile verso il nuovo accordo ONU da adottare nel 2015, sottolineando come insistere sull’obiettivo dei 2 gradi di limite avrebbe ricondotto nuovamente ad uno stallo delle trattative.
Le critiche dell’Unione Europa e degli Stati Insulari, da sempre in prima linea nella lotta al Global Warming non si sono fatte attendere. Interpretando le parole del funzionario statunitense come una vera e propria marcia indietro hanno sollecitato quasi 200 governi a rispettare la parola data su uno dei pochi obiettivi concordati in materia di politica climatica internazionale. Le parole sono state bollate dal delegato delle isole Marshall, Tony de Brum, come una “condanna a morte” per chi come già oggi sta facendo i conti con gli effetti del cambiamento climatico. Pronta la risposta di Stern che è dovuto tornare sui suoi passi e spiegare che gli Stati Uniti continueranno a sostenere l’obiettivo ONU. “Non abbiamo cambiato la nostra politica”, ma “la mia opinione è che un approccio più flessibile, ci possa dare una migliore possibilità di concludere un nuovo accordo efficace e raggiungere i target che noi tutti condividiamo”.