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Usa: le regioni orientali protette dal global warming

(Rinnovabili.it) – Gli scienziati del Clima della Harvard School of Engineering and Applied Sciences (SEAS) hanno scoperto che l’inquinamento da particolato nel tardo 20° secolo ha creato una zona franca, libera dal surriscaldamento globale, nell’area est degli Stati Uniti, area nella quale gli effetti dell’innalzamento della temperatura sono stati temporaneamente oscurati. Mentre i gas a effetto serra, come l’anidride carbonica e il metano riscaldano la superficie terrestre, minuscole particelle in aria possono avere l’effetto contrario su scala regionale. “Quello che abbiamo dimostrato è che l’inquinamento da particolato sulla parte orientale degli Stati Uniti ha ritardato il riscaldamento che ci si aspetterebbe di vedere con l’aumentare dei gas serra”, ha dichiarato l’autore dello studio Eric Leibensperger.

“Per il bene della salute umana e per ridurre le piogge acide, ora dobbiamo ridurre le emissioni che portano all’inquinamento da particolato” ha aggiunto il ricercatore.

Nello studio, pubblicato nella rivista Atmospheric Chemistry and Physics, sono descritti in maniera esaustiva i processi che hanno caratterizzato e che interessano la regione, fornendo un panorama completo che potrà risultare utile anche alle economie che al momento ancora non hanno una legislazione che regolamenti la qualità dell’aria. Fino a quando gli Stati Uniti non hanno approvato il Clean Air Act nel 1970, rafforzandolo poi nel 1990, l’inquinamento da particolato ha interessato soprattutto le regioni centrali e orientali del paese. La maggior parte delle particelle monitorate erano di solfato, emissioni di zolfo provenienti dalle centrali a carbone. Rispetto ai gas serra però l’inquinamento da polveri ha una durata meno lunga, di circa una settimana, e una distribuzione non uniforme sulla Terra. Per questo il particolato può influire a livello regionale, perché si concentra in un’area aggravando le conseguenze del cambiamento climatico, anche se temporaneamente.

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