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Gli USA lasciano il G7 Ambiente con un giorno d’anticipo

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Scott Pruitt – foto REUTERS

 

(Rinnovabili.it) – Ha elogiato il buffet, si è preso le critiche di mezzo mondo e ha lasciato il G7 ambiente di Bologna un giorno prima della fine. L’immagine di Scott Pruitt che pianta in asso i 6 ministri verdi più influenti del mondo al primo vertice sul clima dopo l’uscita degli Stati Uniti di Trump dall’accordo di Parigi è la rappresentazione plastica dell’ennesimo fallimento dei leader globali nel prendere misure sul tema.

La scusa del capo dell’Agenzia per la protezione ambientale USA per filarsela alla chetichella è una riunione di gabinetto a Washington questa mattina, la prima con tutti i consiglieri del presidente da quando si è insediato. Sarà Jane Nishida, sua vice, a portare a termine il penoso incarico di rappresentare il secondo emettitore globale al tavolo bolognese, senza peraltro poter fare qualcosa che migliori la posizione del suo paese, ormai distante da qualunque ambizione sul contrasto ai cambiamenti climatici.

 

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Durante la sua breve visita, Pruitt avuto il tempo di incontrare alcuni i suoi colleghi, ha steso la pasta con il Ministro dell’Ambiente italiano, Gian Luca Galletti, in un siparietto che li ha visti imbracciare senza troppo mestiere un mattarello. Ha poi discusso di misure volte a migliorare la qualità dell’aria con il ministro dell’Ambiente giapponese, Koichi Yamamoto«A Bologna abbiamo raggiunto un accordo completo tranne che sul clima» ha detto Galletti. Una dichiarazione che dà il segno di un equilibrismo troppo difficile per risultare credibile.

 

 

I delegati di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Regno Unito volevano rilasciare una dichiarazione congiunta su una serie di questioni ambientali, ma sarà un testo zoppo senza la partecipazione degli Stati Uniti. Anche se Pruitt fosse rimasto fino al termine del G7 Ambiente, tuttavia, le aspettative sarebbero rimaste scarse. L’addio annunciato qualche giorno fa da Trump all’accordo di Parigi ha segnato una frattura quasi insanabile con il resto del mondo. La richiesta USA di rinegoziare un accordo più favorevole alla nuova linea è stata respinta dai leader di Germania, Francia e Italia in un comunicato congiunto, e da quel momento tutta la politica internazionale sull’ambiente è andata a carte e quarantotto.

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