(Rinnovabili.it) – Coltivatori “senza terra” in rivolta contro il governo degli Stati Uniti. Non sono campesinos latino-americani, non chiedono la riforma agraria, ma si vogliono far sentire lo stesso. Protagonista della protesta è il movimento che punta alla diffusione della coltura acquaponica. Adesso un provvedimento del governo federale di Washington mette a rischio il loro lavoro, forse in nome della libera e trasparente concorrenza. E loro rispondono a colpi di petizioni.
Il nodo della questione è piuttosto semplice. Fino a questo momento, chi coltivava negli Stati Uniti utilizzando acquaponica e idroponica poteva legittimamente richiedere, per i propri, prodotti, il marchio “organic”, il nostro biologico. Prodotti certificati biologici perché, a tutti gli effetti, rispettano le norme in vigore. Adesso una proposta di legge vuole abolire questa possibilità.
Perché? L’unica motivazione che ha una qualche plausibilità è il timore degli agricoltori “tradizionali” di finire schiacciati dalla concorrenza. Alcuni di loro parlano di investitori esteri, ma l’impressione è che non ci sia nessun turbo-capitalista in agguato – anche in tempi di trattati commerciali transoceanici, dal TPP al nostro TTIP – per far crollare il loro business. Più probabile, invece, che la rapida e incalzante diffusione di tecniche di coltura idroponica e acquaponica li stia mettendo sotto pressione.
In effetti i vantaggi economici di queste tecniche, rispetto a quelle coltivazioni tradizionali che, per quanto biologiche, richiedono comunque lo sfruttamento intensivo della terra, non vanno sottovalutati. Questi sistemi sono in grado di risparmiare (e riciclare) quasi tutta l’acqua che impiegano, con percentuali sempre sopra il 90%. Se abbinati al vertical farming il guadagno è ancora maggiore. E non va dimenticato che non sono dipendenti dalla stagionalità. Questi vantaggi hanno ovvie ripercussioni sull’ambiente, a partire dalla riduzione drastica del consumo di suolo.
Così concorrenza batte sostenibilità. Almeno per ora. Infatti la risposta dei coltivatori di acquaponica si sta facendo sentire fin dentro le mura della Casa Bianca, con una petizione online che chiede di non modificare la legge. In tutto servono 100.000 firme entro 10 giorni per avere risposta da Obama.