(Rinnovabili.it) – Nei prossimi anni gli Stati Uniti potrebbero mettere in campo programmi di geoingegneria su vasta scala. L’ipotesi a dire il vero non è mai stata scartata del tutto neppure in passato. Tra gli ultimi atti dell’amministrazione Obama, ad esempio, l’uso di queste tecniche per regolare la radiazione solare è appare nell’aggiornamento triennale del rapporto The National Global Change Research Plan 2012-2021, un documento in cui vengono dettagliati i settori che le 13 agenzie federali di riferimento devono privilegiare e a cui saranno destinate le prossime tranche di finanziamenti federali. Per la prima volta, il documento conteneva la richiesta esplicita di finanziamenti per la geoingegneria.
Ma è con il nuovo presidente che tutto ciò può diventare realtà. Uno dei pilastri del team di transizione di Trump all’Epa, David Schnare, si è speso in più sedi a favore di un supporto federale per la geoingegneria. La sua proposta consiste nel mettere in campo un piano a più fasi, che prevede fondi alla ricerca e l’avvio di test in condizioni reali entro 18 mesi, l’uso di tecniche SRM (Solar radiation management) su larga scala tre anni dopo che dovrebbero continuare per almeno un secolo. La tecnica SRM consiste nell’irrorare il cielo con sostanze chimiche e microparticelle riflettenti, capaci di respingere la radiazione solare e raffreddare il pianeta. Tra gli altri fedelissimi di Trump a favore della geoingegneria figurano l’attuale Segretario di Stato Rex Tillerson e il repubblicano Newt Gingrich oggi vicinissimo al presidente.
E c’è chi i test li ha già in programma. È un team di ricercatori dell’università di Harvard, che nel giro di poche settimane lancerà l’esperimento di geoingegneria più vasto mai realizzato sul Pianeta, con l’obiettivo di studiarne l’applicabilità e le ricadute sul riscaldamento globale. Il progetto ha un budget di 20 milioni di dollari e prevede test con la dispersione nella stratosfera prima di acqua e poi di particelle di carbonato di calcio. Ulteriori test potrebbero prevedere l’impiego di ossido di alluminio e diamanti. Il team di Harvard inoltre chiede che l’1% dei fondi destinati oggi alle misure di mitigazione dei cambiamenti climatici venga stornato a vantaggio della geoingegneria.
Queste tecniche restano tra le più controverse mai avanzate. La maggioranza degli scienziati del clima continua ad essere scettica al riguardo, dal momento che attualmente è impossibile prevedere con sufficiente precisione quali potrebbero essere le ricadute a livello globale. Alcune proiezioni indicano un’alta probabilità che la geoingegneria possa causare siccità e carestie in diverse parti del mondo, aumentando l’instabilità e acuendo i conflitti già presenti.