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Urban Water Footprint: come proteggere l’Oro blu in città

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(Rinnovabili.it) – Se il termine Carbon footprint è ormai diventato parte integrante del nostro vocabolario, muovendosi di pari passo con i molteplici problemi legati al cambiamento climatico, il concetto di Water Footprint, “l’impronta idrica”, risulta ancora poco conosciuto pur essendo uno dei temi cruciali del dibattito internazionale.

 

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Soprannominata non a caso “Oro blu”, l’acqua ricopre il 70% della superficie del nostro Pianeta, tuttavia solo una piccola percentuale di questa risorsa unica è composta da acqua dolce utilizzabile per garantire la sopravvivenza dell’ecosistema umano. Elemento alla base dell’intera esistenza, oggi più che mai l’acqua si è trasformata in una risorsa da proteggere, limitandone gli sprechi ed impiegandola con intelligenza.

E’ in questo scenario che da diversi anni un team di nove partner provenienti da 5 differenti Paesi europei, sta lavorando per identificare una strada comune in grado di migliorare la gestione e l’impiego della risorsa idrica nelle aree urbane.

E’ nato così il progetto “Introduction of Water Footprint (WFTP) Approach in Urban Area to monitor, evaluate and improve the water use”, finanziato all’interno del programma Central Europe e sviluppato seguendo due filoni paralleli che hanno rispettivamente permesso di adattare il concetto di “impronta idrica” a livello locale, grazie alla collaborazione delle Università di Padova, di Wroclaw e di Innsbruck, e di attivare tre laboratori territoriali dove sperimentare e mettere in pratica le strategie sviluppate.

A rappresentare l’Italia a livello internazionale è il CESQA, il Centro Studi Qualità Ambiente del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova guidato dal Prof. Antonio Scipioni. Specializzato nella ricerca applicata, il CESQA è stato artefice di molteplici progetti dedicati alla gestione sostenibile dell’acqua e all’applicazione dell’approccio Water Footprint per aziende private ed autorità locali.

 

Per ridurre l’impronta idrica nelle aree urbane è infatti necessario intervenire su tutti gli aspetti che coinvolgono la gestione delle acque nelle città, dalle reti idriche, ai sistemi di trattamento delle acque reflue, promuovendo le tecnologie ecocompatibili ed arrivando a definire una strategia comune a livello europeo.

 

 

Il progetto Urban Water Footprint

 

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L’impronta idrica permette di identificare il volume d’acqua dolce consumata ed inquinata dall’uomo sia per impieghi diretti che indiretti. Un utilizzo ragionato di questa insostituibile risorsa permetterebbe di migliorare la qualità della vita dei cittadini, di ridurre l’impatto dell’uomo sull’ambiente naturale e soprattutto di ottimizzare le politiche locali sull’uso dell’acqua.

Per determinare le strategie da applicare al fine di migliorare la gestione delle acque nelle aree urbane, il progetto europeo ha attivato tre laboratori virtuali rispettivamente a Vicenza (Italia), Innsbruck (Austria) e Wroclaw (Polonia).

Si tratta dell’interfaccia operativa tra l’approvvigionamento idrico e la domanda d’acqua, un laboratorio virtuale attraverso il quale definire le strategie di intervento da adottare per gestire al meglio la risorsa idrica in ambito urbano applicando a situazioni reali l’approccio Water Footprint.

Dovendo rispondere a problemi ed esigenze differenti, ciascuno dei tre laboratori ha affrontato la questione utilizzando una strategia specifica.

 

Urban-Water-Footprint3I TRE LABORATORI VIRTUALI  – Nel caso di Vicenza il problema principale era quello di valutare nel dettaglio la quantità di acqua utilizzata all’interno della città, dovuta all’utilizzo diretto da parte dei cittadini o delle aziende, al consumo idrico delle differenti tipologie di edificio, fino ad arrivare alla permeabilità del terreno e delle aree verdi.

Attraverso un approccio a più livelli e grazie alla collaborazione dell’Amministrazione locale è stato possibile arrivare alla definizione di un modello di pianificazione territoriale in grado di identificare le strategie più appropriate per migliorare la gestione idrica della città. Così come sono state adottate tecnologie innovative e all’avanguardia a supporto della programmazione urbana, il laboratorio vicentino è stato anche il mezzo ideale per trasmettere ai cittadini una maggiore consapevolezza e conoscenza dell’Urban Water Footprint, migliorandone i comportamenti e di conseguenza riducendone l’impronta idrica.

 

Dall’approccio locale utilizzato a Vicenza si passa ad una scala più ampia adottata per il caso specifico di Wroclaw.

Un aiuto indispensabile per questo progetto pilota è arrivato dalla tecnologia di geolocalizzazione che ha permesso di identificare all’interno della città, diverse aree con problematiche omogenee legate alla gestione idrica, definendo di conseguenza specifici interventi applicabili a ciascun caso.

 

Il terzo laboratorio di sperimentazione dell’approccio Urban Water Footprint ha riguardato la città di Innsbruck. Dai dati raccolti è emerso che il problema principale della città austriaca era da imputare al consumo di “acqua virtuale”, ovvero l’acqua dolce impiegata per produrre le merci, per la preparazione dei cibi e per l’erogazione dei numerosi servizi urbani. Essendo il settore privato il principale responsabile di questi sprechi, il laboratorio urbano di Innsbruck è intervenuto sulle abitudini dei cittadini, mettendo in atto una campagna di sensibilizzazione sul tema del water footprint che ha coinvolto prima di tutto le giovani generazioni.

 

Imparare a gestire la risorsa idrica è perciò una questione trasversale che coinvolge le molteplici tematiche ambientali inerenti alla pianificazione territoriale in ambito urbano, un obiettivo che solo attraverso il modello Urban Water Footprint sarà possibile raggiungere, assicurando la perfetta flessibilità applicativa a seconda del contesto geografico e sociale nel quale ci si trova e consentendo alle Amministrazioni locali di definire al meglio politiche ecocompatibili per proteggere l’insostituibile oro blu.

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