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Così l’Unione europea regala miliardi al carbone polacco

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(Rinnovabili.it) – Il mercato del carbonio europeo dovrebbe funzionare così: le industrie inquinanti che operano nella generazione elettrica comprano all’asta quote di emissioni, così da soddisfare il principio “chi inquina paga” ed essere incentivate alla transizione. Invece, Bruxelles sta regalando miliardi al carbone polacco.

Una analisi di Carbon Market Watch, infatti, sottolinea come la normativa europea risponda piuttosto al celebre detto: “fatta la legge, trovato l’inganno”. Tra le molte ragioni per cui il sistema di scambio delle emissioni (ETS) non funziona, c’è l’articolo 10c della direttiva. Esso consente ad alcuni Stati membri a basso reddito, entrati nell’Unione più di recente, di usufruire di una deroga: possono cioè ottenere quote gratuite fino al 2019, anche se è già stato accertato che ci guadagnano sopra due volte.

L’articolo 10c chiede che al corrispettivo economico delle quote regalate corrispondano investimenti di pari entità in tecnologie più pulite da parte delle imprese. La filosofia è: noi vi forniamo quote gratis, voi però investite nella transizione energetica il denaro che avreste impiegato per comprarle all’asta.

 

Così l’Unione europea regala miliardi al carbone polaccoMa è successo l’esatto contrario. Grazie agli “aiutini” forniti dall’articolo 10c, denuncia Carbon Market Watch, neanche un euro è andato a finanziare il settore delle energie rinnovabili. In particolare, la Polonia – stato quasi interamente basato sul carbone – ha usato il 90% del denaro risparmiato dalle aste per finanziare la modernizzazione delle sue infrastrutture fossili, tra cui uno degli impianti più inquinanti d’Europa: la centrale a lignite di Belchatow.

E i soldi non sono pochi: Polonia e Repubblica Ceca, i maggiori beneficiari delle assegnazioni gratuite previste dall’articolo 10c, si sono spartite quote pari a 12 miliardi di euro nel periodo 2013-2019. Stando alle disposizioni della direttiva europea per gli Stati membri di più recente ingresso nell’Unione, hanno speso (e spenderanno) una cifra analoga per sussidiare il settore del carbone.

In sostanza, invece di scoraggiare l’inquinamento, la legge comunitaria lo sta incentivando.

«Questa disposizione non ha finora portato alla diversificazione del mix energetico in basso reddito gli Stati membri», ha sottolineato l’autrice del rapporto, Urska Trunk.

L’ONG suggerisce che il settore del carbone venga escluso dalle sovvenzioni, e le assegnazioni gratuite vengano legate a programmi che dimostrino la priorità degli investimenti nelle rinnovabili.

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