Con la risonanza plasmonica si possono identificare rifiuti farmaceutici nell’acqua potabile, per poi rimuoverli in sicurezza
Un complesso procedimento per scoprire l’impatto dei rifiuti farmaceutici verrà presentato a Genova questa settimana
(Rinnovabili.it) – Come identificare i rifiuti farmaceutici nell’acqua per poterli rimuovere? La domanda è aperta e rappresenta una crescente preoccupazione a livello globale, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza dell’acqua potabile e degli alimenti. Ma i ricercatori dell’Università di Bar-Ilan hanno sviluppato un rivelatore altamente sensibile basato sulla risonanza plasmonica, cioè l’eccitazione delle quasi-particelle prodotte dal moto oscillatorio degli elettroni in un solido metallico.
Lo studio verrà presentato questa settimana a Genova, durante il Forum on Microscopy. Dimostra la possibilità di rilevare anche piccolissime quantità di piperidina, un composto tossico presente nei farmaci e negli additivi alimentari. Il substrato plasmonico, composto da cavità triangolari fresate in un sottile film d’argento e protette da biossido di silicio, offre una sensibilità senza precedenti alla piperidina.
Nuove prospettive per il monitoraggio ambientale
Il dispositivo ha le dimensioni di una moneta. I ricercatori utilizzano un microscopio ionico focalizzato per creare fori delle dimensioni di nanometri su una superficie metallica. Questi fori migliorano il campo elettrico, amplificando i fenomeni ottici e consentendo l’identificazione di molecole precedentemente indistinguibili. Il substrato plasmonico offre un’alternativa efficiente ai substrati utilizzati nella spettroscopia Raman amplificata da superfici, che serve per identificare atomi o molecole legate ad un substrato.
Ora questa tecnica potrebbe dimostrare la sua utilità nel monitoraggio ambientale. Le superfici metalliche nanostrutturate hanno infatti un potenziale nel rilevare basse concentrazioni di contaminanti nell’acqua.
Nel 2020, il consumo mondiale di medicinali ha raggiunto le 4 miliardi di dosi, confermando un trend di crescita. Questi prodotti passano attraverso il corpo umano, aumentando la quantità di farmaci nelle acque. Quando questi elementi in tracce finiscono nei fiumi e negli oceani, possono causare danni all’ambiente e alla salute umana. Tra questi, la carcinogenesi e l’interferenza del sistema endocrino.