Rinnovabili • carbone Rinnovabili • carbone

L’Uk dirà addio al carbone nel 2025 con l’aiutino del nucleare

Entro 7 anni la Gran Bretagna passerà da 6 a 1,5 GW di potenza installata a carbone. Il tutto sfruttando il capacity market che riporterà in auge l'energia nucleare

carbone

 

Il capacity market sopperirà alla chiusura degli impianti a carbone

(Rinnovabili.it) – Tempi durissimi per il carbone britannico. Il governo ha annunciato che il paese fisserà un limite di emissione per le centrali termoelettriche dal 1 ottobre 2025, costringendoli a chiudere a meno che non siano dotati di tecnologia di cattura del carbonio. Il piano di uscita dall’energia più inquinante fa parte del programma di mitigazione del cambiamento climatico che l’Uk sta mettendo in campo per rispondere alle sfide del riscaldamento globale.

Il Dipartimento per le imprese, la strategia energetica e industriale (BEIS) ha elaborato la exit strategy questo venerdì, affermando che il limite di emissioni per gli impianti a carbone sarà fissato a 450 grammi di CO2 per ogni chilowattora di elettricità prodotta. Tanto basterebbe a garantire la chiusura di impianti più inquinanti.

 

>> Leggi anche: Metà delle centrali a carbone in UE è in perdita <<

 

La Gran Bretagna non è nuova a misure di avanguardia nei confronti delle imprese più climalteranti. Ha introdotto una tassa sulle emissioni delle centrali elettriche nel 2013 che ha fatto crollare la produzione energetica da carbone in pochi anni, al punto che nel 2017 il paese ha festeggiato il suo primo giorno di generazione elettrica senza carbone dalla rivoluzione industriale. Attualmente la potenza installata è di circa 6 GW, sufficiente ad alimentare circa 6 milioni di abitazioni, ma il Dipartimento per le imprese ha dichiarato che entro l’ottobre 2025 si aspetta che un crollo ad appena 1,5 GW. Altre forme di produzione energetica dovrebbero colmare il gap, ma quali? In Gran Bretagna anche diverse centrali nucleari hanno iniziato il phase out, che dovrebbe arrivare a compimento verso la fine del 2020. Pochi nuovi impianti sono stati costruiti e nel 2017 il governo ha avviato un capacity market, cioè un sistema di sussidi volti a tenere aperti impianti poco competitivi con la promessa di mettere a disposizione la loro energia in caso di necessità.

Proprio appoggiandosi a questa riserva strategica garantita dagli impianti atomici, il Dipartimento crede che sarà possibile compensare l’addio al carbone, rispettando l’obiettivo a lungo termine che impone una riduzione delle emissioni dell’80% nel 2050 rispetto ai livelli del 1990.