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L’UE ammette violazione dell’accesso pubblico alla giustizia ambientale

giustizia ambientale

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Superate le pressioni di Bruxelles contro la giustizia ambientale

(Rinnovabili.it) – L’UE deve garantire ai suoi cittadini l’accesso alla giustizia ambientale, aprendosi a processi decisionali più partecipati. Lo ha stabilito una presa di posizione del Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea, chinando la testa dopo lo schiaffo delle Nazioni Unite che, nel marzo scorso, avevano reso noto che l’Unione Europea stava violando la convenzione di Aarhus, rendendo troppo difficoltoso al pubblico di contestare in tribunale le decisioni delle istituzioni europee in materia ambientale.

Nello specifico, un comitato ONU per l’applicazione della Convenzione aveva puntato il dito sul regolamento UE numero 1367/2006 e sulla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea, sostenendo che entrambi non attuano né rispettano gli obblighi stabiliti dall’accordo. Così, dopo una diatriba durata mesi, il Consiglio dei Ministri dell’UE, in una dichiarazione di ieri, ha accettato la sentenza, promettendo massimo impegno nell’attuare in profondità le disposizioni della convenzione: accesso alle informazioni, partecipazione pubblica al processo decisionale e accesso alla giustizia per le questioni ambientali.

 

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La nota stonata in tutto questo processo è il tentativo della Commissione Europea, organo non elettivo che detiene però il potere esecutivo in Europa, di rovesciare la decisione del Consiglio. Fortunatamente, la Commissione è stata sconfitta dall’unità di intenti dei rappresentanti dei 28 stati membri.

ClientEarth, un gruppo di attivisti ambientalisti specializzato nel diritto dell’Unione, ha accolto con favore la posizione finale del Consiglio, dichiarando che la proposta della Commissione di non accettare le richieste del Comitato per la conformità della Convenzione Aarhus sarebbe stato il più grande scandalo da quando la Convenzione è stata adottata nel 1998.

Grazie a questo importante accordo multilaterale, per il pubblico è possibile organizzare ricorsi legali contro politiche contrarie alla tutela dell’ambiente: ad esempio, ci si può appellare alla Convenzione se uno stato viene esentato dalla direttiva UE sulla qualità dell’aria o se viene concessa l’autorizzazione all’utilizzo di una sostanza chimica pericolosa in un pesticida. Nell’ottica della riautorizzazione UE al glifosato, prevista a stretto giro, la società civile potrebbe avere un’arma in più per contrastare la decisione.

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