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L’Ue apre gli occhi sui minerali dei conflitti

Sarà monitorata la catena delle forniture di tutte le merci che usano oro, tungsteno, coltan, terre rare e provengono da zone di conflitto in qualsiasi parte del pianeta

L’Ue apre gli occhi sui minerali dei conflitti

 

(Rinnovabili.it) – Dal suo smartphone che contiene terre rare, oro e coltan, la commissaria Ue al Commercio Cecilia Malmström annuncia su Twitter: “Abbiamo un accordo che regola i minerali dei conflitti per sradicare questo commercio insanguinato”. Estratti spesso in zone di conflitto tra speculazioni su guerre civili e gravissime violazioni dei diritti umani, questi minerali sono parte integrante della nostra vita in quanto componenti fondamentali di cellulari, computer, persino lavatrici. L’accordo raggiunto ieri pomeriggio in sede Ue permetterà di tracciarli e monitorare l’intera catena di fornitura. Finora è quasi la regola, infatti, che le aziende non sappiano indicare la provenienza di queste materie prime.

Il regolamento che scaturirà nei prossimi incontri tecnici sulla base di questo accordo preliminare coprirà le zone di conflitto di tutto il mondo. Un passo in avanti rispetto all’analoga legge in vigore negli Usa dal 2012, che restringe invece il campo a una manciata di minerali (stagno, tungsteno, tantalio e oro) da un gruppetto di paesi (il Congo e 9 Stati confinanti).

 

L’Ue apre gli occhi sui minerali dei conflittiAl contrario, l’Ue ha deciso di modificare l’approccio per focalizzarsi sulle importazioni della fase intermedia: vale a dire quelle merci che contengono già i minerali dei conflitti e che in Ue diventano singoli componenti per prodotti più complessi, come lampadine e automobili. In questo senso è stata accolta la linea indicata dalla Commissione, ma non la richiesta del Parlamento europeo che voleva monitorare anche i prodotti finiti.

L’iniziativa era attesa da tempo ed è stata finalizzata sull’onda della mobilitazione della società civile. Pochi giorni fa una lettera aperta firmata da 126 Ong di tutto il mondo insisteva sulla necessità di questo accordo. L’Ue infatti è il più grande blocco commerciale del mondo, meta significativa per questi minerali e metalli, nonché un mercato importante per molti dei prodotti che contengono questi minerali. «L’UE ha tanto la responsabilità quanto il potere di fare la differenza garantendo che le aziende estraggano in modo trasparente, responsabile e sostenibile», scrivevano le Ong.

Gli attivisti hanno salutato l’accordo come un progresso importante, anche se notano che avrebbe potuto essere più ampio. Soddisfatto anche il gruppo dei Verdi/ALE: «L’accordo è una svolta – afferma la deputata Judith Sargentini che era coinvolta nei negoziati – benché sia soltanto una risposta parziale».