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UE: la Polonia si chiama fuori dall’accordo sul Clima

Polonia
Credits: Henryk Niestrój da Pixabay

Nonostante l’appoggio di Francia e UK sulla tassonomia verde e le sorti del nucleare, la Polonia non vuole impegnarsi sugli obiettivi del 2050.

 

(Rinnovabili.it) – Dopo ore di negoziati, i leader dell’Unione europea hanno concordato un obiettivo condiviso di neutralità climatica per il 2050. O meglio, quasi condiviso, visto che la Polonia è stata lasciata fuori dall’accordo sul clima. I negoziati, infatti, si sono concentrati soprattutto sul ruolo di tre Stati membri dell’Europa dell’Est, Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, che richiedevano a gran voce più fondi per sostenere il processo di transizione energetica e, soprattutto, l’energia nucleare.

 

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La notizia, infatti, arriva dopo l’alt all’accordo sulla tassonomia verde, dato da nove Stati membri (Francia e Gran Bretagna in testa), in merito al futuro dei finanziamenti al nucleare, rispetto al quale sono stati inseriti degli standard di protezione ambientale ritenuti talmente elevati da escludere, di fatto, il settore dagli investimenti sostenibili.

 

Per i tre Stati si prevedono, però, destini diversi. La Polonia è stata lasciata fuori dall’impegno, almeno per ora e accettando di tornare sulla questione il prossimo giugno. La Repubblica Ceca e l’Ungheria hanno infine abbandonato le resistenze dopo aver vinto, grazie all’appoggio di Francia e UK, la garanzia che l’energia nucleare sarebbe stata riconosciuta nella tassonomia verde come una tipologia energetica per ridurre le emissioni di gas serra, e quindi “verde”.

 

Lo scontro è anche partito a seguito della proposta di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, di un piano di investimenti da 100 miliardi di euro per le zero emissioni entro il 2050. Dopo 10 ore di negoziati, la Polonia – che in un primo momento avrebbe voluto fissare la data dell’obiettivo al 2070 – ha deciso di non volersi impegnare rispetto ai piani propositi dalla neo-presidente.

 

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A chiosa dell’accaduto, arriva anche il commento di Angela Merkel che, dichiarandosi felice per la condivisione degli obiettivi al 2050, rimanda a giugno la “questione polacca”, quando si avranno in mano delle più concrete proposte di legge da parte della Commissione e si potrà verificare il bilancio a medio termine. “Sono abbastanza soddisfatta”, ha concluso Merkel, “non c’è divisione tra gli Stati europei, ma un membro ha bisogno di più tempo per vedere come il piano di investimenti sarà implementato”.

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