Il nuovo Istituto bancario concederebbe finanziamenti fino al 2% del Pil di ogni Paese membro dell’UE
(Rinnovabili.it) – Oltre 1 miliardo di miliardi di euro in fondi, istituzioni e azioni che indirizzino la finanza Ue verso obiettivi di sostenibilità ambientale: questo l’ambizioso progetto presentato a Parigi la scorsa settimana da un gruppo di oltre 600 politici ed esperti provenienti da 12 nazioni europee raccolti sotto la figura dell’economista Pierre Larroututou e dello scienziato climatico Jean Jouzel, entrambi francesi.
Il Patto Finanza-Clima, di cui attualmente è disponibile una bozza, prevede la creazione di due nuovi strumenti finanziari: una Banca europea per il clima e la biodiversità (BECB), una sorta di sussidiaria “green” della European Investiment Bank, e un fondo per erogare sovvenzioni alle nazioni europee ma anche a quelle non comunitarie che si affacciano nel Mediterraneo.
La BECB concederebbe finanziamenti per progetti ambientali a ogni Stato membro della Ue fino a un massimo del 2% del Pil: la Germania, ad esempio, potrebbe usufruire di 65 miliardi di euro per i propri investimenti di conversione ecosostenibile; la Francia fino a 45 miliardi; l’Italia circa 41 miliardi. Cifre in linea con le raccomandazioni della Corte europea che, nel 2017, prevedeva la necessità per ogni Paese membro di investire oltre 1,1 miliardi di euro annui tra il 2021 e il 2030 per raggiungere gli obiettivi climatici fissati dagli accordi internazionali.
Il fondo, invece, avrebbe a disposizione 100 miliardi di euro da investire in ricerca e aiuti alle nazioni confinanti con l’Ue: per finanziare l’iniziativa verrebbe introdotta una tassa sui profitti di grandi aziende e imprese fino al 5% del fatturato, mentre un nuovo organo di rappresentanza democratica verrebbe istituito per coordinare gli investimenti.
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Secondo un sondaggio svolto a metà febbraio, il 72% dei francesi, dove la proposta è stata già diffusa dagli organi di stampa, sarebbe favorevole alla manovra. Già 41 deputati del Parlamento transalpino si sono dichiarati pronti a sostenerla; di questi, oltre la metà (il 55%) proviene dal partito del leader Emmanuel Macron.
La bozza di proposta contiene anche i possibili scenari per rendere operativo il patto: la via più complessa è un accordo tramite il Concilio europeo che richiederebbe il consenso dei 28 Stati membri; una seconda strada, meno complessa ma comunque tortuosa, è rappresentata da un patto di “cooperazione rafforzata” tra 9 o più Stati membri; la terza opzione, quella con più alta possibilità di successo, prevede di adottare lo stesso sistema utilizzato per mettere in atto l’accordo di Shengen, inizialmente ratificato da appena 5 Paesi e oggi sottoscritto da 26: i trattati intergovernativi. In questa maniera, ogni Stato membro potrebbe decidere autonomamente e si dovrebbe creare un nucleo iniziale che possa far partire subito il progetto.
I promotori del Patto stanno cercando di inserire la proposta nell’agenda del Parlamento europeo entro le elezioni di Maggio e in quella del Summit comunitario dedicato al futuro della Ue che si terrà il prossimo 21 e 22 Marzo. Larroutorou ha dichiarato che una versione definitiva del Patto sarà disponibile a partire da Giugno.
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