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Diplomazia del clima, l’UE difende l’Accordo di Parigi

I ministri degli Esteri dell’UE promettono di moltiplicare gli sforzi per salvare l’accordo anche in caso di uscita degli Usa: i partner con cui parlare sono Cina e India

Diplomazia del clima, l'UE difende l'Accordo di Parigi

 

(Rinnovabili.it) – Dare nuovo vigore al contrasto ai cambiamenti climatici con la diplomazia. Rafforzare la cooperazione con gli altri Paesi. E cercare così di blindare l’Accordo di Parigi. I ministri degli Esteri dell’Unione Europea mettono nero su bianco, a grandi linee, una strategia sul clima. Nuovi sforzi che hanno una ragion d’essere ben precisa: Donald Trump. È la grande incognita della nuova amministrazione americana la molla che ha spinto Bruxelles a cercare di puntellare in ogni modo l’accordo sul clima, da cui gli Usa potrebbero chiamarsi fuori a breve. Un’azione preventiva che punta a creare un fronte compatto di Stati, in grado di reggere l’urto di un’eventuale “gran rifiuto” da parte di Washington.

C’è Donald Trump dietro il riconoscimento della necessità di “prendere in considerazione gli ultimi sviluppi e il panorama geopolitico in evoluzione”, come si legge nel comunicato stampa diramato al termine del vertice del Consiglio d’Europa di ieri. I ministri europei propongono di “rinvigorire la diplomazia del clima europea”, di “mantenere il cambiamento climatico come priorità strategica nei contatti diplomatici” e premono affinché “venga aggiornata l’attuale piano d’azione il prima possibile, nell’ottica di implementare le conclusioni del Consiglio durante il 2017-2018”.

 

Accordo di Parigi
Il commissario UE per il clima Miguel Arias Cañete

In accordo con questo piano il commissario al clima Cañete ha già fatto tappa in Canada e ha in programma visite in Cina, Iran e India. Partner considerati essenziali per riuscire a tradurre in realtà gli obiettivi di Parigi, entrati in vigore lo scorso novembre. Gli strumenti su cui punta il Consiglio sono accordi bilaterali su u n ampio ventaglio di temi, inclusa l’armonizzazione dei “Contributi definiti a livello nazionale” – o NDC, cioè le proposte in materia di lotta al riscaldamento globale che i Paesi hanno depositato in sede COP – con le politiche climatiche reali che quegli stessi Paesi mettono in campo.

Sforzo che non è ancora a livelli soddisfacenti, secondo CAN Europe, piattaforma europea che riunisce 130 organizzazioni ambientaliste provenienti da 30 Paesi: “Per centrare l’obiettivo degli 1,5°C dell’Accordo di Parigi, tutti gli Stati dovranno rivedere i loro target sul clima ben prima del 2020 – spiega CAN in un comunicato – Questo dovrebbe essere l’elemento chiave della diplomazia europea del clima: assicurare che l’implementazione dell’accordo inizi in fretta, e che tutti i Paesi si preparino a rivedere gli obiettivi al 2030 prima del 2020”.