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Nel 2050 tutti gli uccelli marini avranno plastica nello stomaco

Nel 1960 solo il 5% degli esemplari aveva dentro di sé residui di plastica. Oggi sono nove su dieci, e fra 35 anni potrebbe salvarsene soltanto uno su cento

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(Rinnovabili.it) – Entro il 2050, il 99% degli uccelli marini avrà dentro di sé residui di plastica. Lo stima uno studio condotto da due team di ricercatori, provenienti dalla Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO) e dall’Imperial College di Londra. Gli esperti hanno valutato l’entità del rischio di ingestione della plastica per gli uccelli marini di tutto il mondo, tra cui albatros, berte e pinguini, scoprendo che già oggi la maggior parte ha materiale plastico nell’intestino.

Il lavoro si è basato su una analisi degli studi pubblicati in materia fin dal 1960, anno in cui solo un 5% degli animali aveva residui nello stomaco. Nel 2010 la percentuale era salita fino all’80%: secondo le stime, oggi, il fenomeno si sarebbe espanso al 60% delle specie e al 90% degli esemplari. Le proiezioni indicano che, entro il 2050, solo l’1% di essi potrebbe non aver ingerito la plastica di qualche tipo: dai sacchetti ai tappi di bottiglia fino alle fibre provenienti da abiti sintetici, portate in mare da fiumi che scorrono attraverso centri urbani, fognature e discariche.

Gli uccelli possono scambiare per cibo gli oggetti dai colori vivaci o ingoiarli per caso, nutrendosi di pesci che li hanno ingeriti prima di loro. Questo può causare perdita di peso e talvolta anche la morte.

 

 

«Per la prima volta, abbiamo una previsione globale di quanto sia ampia la portata dell’impatto della plastica sulle specie marine, e i risultati sono impressionanti», ha detto Chris Wilcox, ricercatore del CSIRO che ha condotto lo studio.

Secondo la sua collega, Denise Hardesty, gli uccelli marini si sono rivelati eccellenti indicatori della salute dell’ecosistema: «L’idea di capire la diffusione della plastica negli uccelli marini è nata da alcuni lavori sul campo che abbiamo svolto, trovando quasi 200 pezzi di plastica in un solo esemplare».

Eric Van Sebille, dell’Imperial College, ha aggiunto che la plastica ha avuto l’impatto più devastante nelle zone in cui vi è la maggiore biodiversità: «Siamo molto preoccupati per specie come i pinguini e gli albatros giganti», ha detto.

Secondo i ricercatori, esiste ancora una possibilità di ridurre l’impatto della plastica sugli uccelli marini, l’importante è migliorare la gestione dei rifiuti. Gli sforzi di ridurre la dispersione di materie plastiche nell’ambiente, in Europa, hanno dato risultati misurabili in meno di un decennio.