Mai come in questo preciso periodo storico il mondo delle rinnovabili si è dimostrato compatto nelle azioni e unito nelle intenzioni: a scendere in piazza questa mattina per manifestare contro i decreti sulle rinnovabili c’erano proprio tutti. Le associazioni che in Italia rappresentano il comparto delle energie rinnovabili e quelle ambientaliste, infatti, si sono schierate all’unisono per esprimere il loro malcontento nei confronti di una situazione che rischia di bloccare uno dei pochi settori cresciuti nonostante la crisi che ha colpito il nostro Paese (e non solo) negli ultimi anni.
Raccogliere le testimonianze di chi il settore lo sostiene, con imprese, installazioni e attività di vario tipo, non è stata un’impresa facile. Posti di lavoro a rischio, soldi in ballo (tanti…) che non si sa che fine faranno, aziende sull’orlo della chiusura. L’amarezza è tanta e le circa mille persone presenti sono tutte “indignate”.
Incontriamo tra la folla Edoardo Zanchini, Vice Presidente di Legambiente, l’associazione che di questa manifestazione è stata la capofila.
«Non ci immaginavamo tutta questa partecipazione – ha commentato Zanchini – ma la ragione sta nel fatto che questi decreti preoccupano tutto il mondo delle rinnovabili e rappresentano un chiaro stop allo sviluppo che in questi anni c’è stato. Noi chiediamo al Governo di sedersi a un tavolo e discutere di questi testi, pieni di errori, burocrazia e tetti che impediscono l’intero sviluppo del settore, poi di entrare nel merito di questi provvedimenti per arrivare a dare la possibilità a un’azienda o a una famiglia di capire la fattibilità di un determinato investimento». Zanchini si aspetta che il Governo capisca e che riveda i testi e dichiara di continuare a sostenere questa mobilitazione per entrare nel merito e fare delle proposte. Oggi pomeriggio ci occuperemo di questo.
Anche l’Associazione Nazionale Energia dal Vento (ANEV), conosciuta per aver sempre preferito strade più istituzionali, oggi si è mobilitata in piazza. «Era il momento di segnalare al nostro mondo che c’è un rischio vero in termini occupazionali e di sviluppo del settore», ha commentato il Presidente Simone Togni. «I decreti che il Governo deve emanare, devono essere strutturati per consentire il raggiungimento degli obiettivi al 2020 viceversa, nelle bozze in circolazione vediamo rischi non solo nello sviluppo futuro del settore, ma anche nei posti di lavoro legati alle aziende che stanno per fallire. Ci sono aziende che già stanno cercando di capire se dovranno, loro malgrado, procedere a ridimensionamenti occupazionali, in un settore peraltro anticiclico rispetto alla crisi. Il fatto che il Governo non capisca che dare sbocco a queste tecnologie e importantissimo, rischia di minare alla base la credibilità dell’intero Paese e lo sviluppo che siamo chiamati a perseguire».
Incontriamo anche il Presidente di ISES ITALIA, G.B. Zorzoli, anche lui presente a una manifestazione che definisce propedeutica all’incontro sugli stati generali delle rinnovabili, in programma per questo pomeriggio.
«Abbiamo voluto rispondere a chi afferma che le rinnovabili sono solo un interesse di alcuni speculatori» ha detto Zorzoli. «Le rinnovabili sono un settore in crescita, che ha creato posti di lavoro e che l’anno scorso ha generato l’1% del PIL. Le associazioni presenti oggi sono qui in rappresentanza di tutti quei lavoratori che rischiano di essere mandati a casa. Noi abbiamo chiesto al Governo non di tenere alti gli incentivi, ma di abolire tutti gli oneri impropri. La risposta è stata l’introduzione del registro fin o a 12 kW per il fotovoltaico e 50 kW per tutte le altre fonti. Oggi in Italia – ha aggiunto – sono in discussione nono solo i 100.000 posti di lavoro già creati dal settore, ma anche quelli che potrebbero essere creati se il settore andasse avanti».
Gli chiediamo di darci alcune anticipazioni sulla conferenza stampa che ISES ITALIA, insieme a Kyoto Club, ha organizzato questo pomeriggio.
«Innanzi tutto faremo presente che è scandaloso che un Governo che continua a dire che bisogna privilegiare le rinnovabili termiche e l’efficienza energetica, non abbia ancora presentato i decreti a esse destinati. Questa è la politica del carciofo! Noi dobbiamo invertire questa tendenza e chiarire che se non sviluppiamo le rinnovabili non solo non diamo lavoro a tutte le persone che sono qui e a quelle in giro per l’Italia, ma rischiamo di pagare multe salate, in virtù degli impegni assunti con l’Unione Europea. Oggi metteremo in chiaro che la battaglia non è finita. Peraltro sappiamo per certo che la Conferenza Stato-Regioni non è affatto disposta a dare il sì ai decreti, così come il governo li ha emanati. Siamo fiduciosi non dico di ottenere tutto, ma quanto meno di evitare che non si brucino investimenti produttivi».