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TTIP: pubblicate 248 pagine di testi segreti

TTIP pubblicate 248 pagine di testi segreti

 

(Rinnovabili.it) – Stop alle limitazioni per i residui di pesticidi nel cibo, porte aperte agli OGM, reintroduzione della sperimentazione animale per la cosmesi, nessuna tutela per le indicazioni geografiche, zero riferimenti all’accordo di Parigi sul clima, regole scritte gomito a gomito con le lobby dell’industria. Sono questi i contenuti delle 248 pagine di testi consolidati del TTIP, l’accordo di libero scambio che Stati Uniti e Unione europea stanno negoziando dal 2013, che una fuga di notizie ha consegnato a Greenpeace Olanda.

L’associazione ambientalista li ha pubblicati stamattina su un sito creato appositamente, scatenando un terremoto politico in Europa, a una settimana dalla manifestazione nazionale del 7 maggio organizzata a Roma dalla Campagna Stop TTIP Italia. I documenti desecretati rappresentano i due terzi dei testi del TTIP redatti fino ad oggi. Mancano gli aggiornamenti relativi all’ultimo round negoziale (conclusosi il 29 aprile), ma molte analisi uscite nei giorni scorsi concordavano sull’assenza di sostanziali passi avanti.

 

I TTIP leaks (lanciati su Twitter con l’hashtag #TTIPleaks), coprono 13 capitoli del trattato bilaterale sul commercio e gli investimenti più imponente mai visto, che mira a costruire un nuovo sistema di regole con effetti su 800 milioni di persone sulle due sponde dell’Atlantico. A livello economico, sancirebbe la creazione di un’area di libero mercato che coinvolge oltre il 40% del PIL globale. Il TTIP rappresenta il tentativo di costruire un nuovo polo geopolitico euro-statunitense in opposizione alla crescente influenza dei Paesi BRICS.

Ma questo comporterebbe, secondo quanto rivela un primo confronto tra le proposte europee e quelle statunitensi (che oggi conosciamo per la prima volta), un abbattimento delle tutele per i cittadini del vecchio continente.

I testi rivelano soprattutto la posizione USA, che i negoziatori volevano tenere segreta. Lo spaccato che ne emerge è molto preoccupante: le richieste degli americani all’Europa puntano dritto al cuore del principio di precauzione, che deve essere completamente rimpiazzato con il sistema di “gestione del rischio”. Se un prodotto o una sostanza danneggia la salute o l’ambiente, le autorità dovranno preoccuparsene a posteriori, secondo Washington. L’Europa dovrebbe, pertanto, abbandonare il principio di cautela che permette di vietare preventivamente pesticidi cancerogeni o sostanze chimiche tossiche.

 

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«L’Unione europea ha detto di avere ottenuto protezioni per settori sensibili della nostra vita quotidiana, come l’agricoltura, il cibo, i prodotti di qualità – dichiara Monica Di Sisto, tra i portavoce della Campagna Stop TTIP Italia – In realtà sono ancora tutti aperti e, in molti casi, è evidente come Bruxelles li stia offrendo come merce di scambio per ciò che davvero le preme: appalti, lavoro senza garanzie e a basso costo, finanza e privatizzazioni senza controllo. Dobbiamo fermarli e subito».

Sabato prossimo, da piazza della Repubblica a Roma partirà la manifestazione nazionale contro il TTIP. E questa fuga di notizie non può che ingrossare le fila dei contrari.

 

Chevron vuole il TTIP per impugnare le politiche ambientali 4Il direttore dell’Ufficio europeo di Greenpeace, Jorgo Riss, ha denunciato che, sebbene il principio di precauzione sia «iscritto nei Trattati europei, sorprendentemente non viene citato neanche una volta in queste 248 pagine, come se all’Ue non interessasse difenderlo».

Inoltre, nelle sue relazioni al Parlamento europeo sullo stato dei negoziati, la Commissione avrebbe evitato di citare i punti più critici, dichiarando che l’approccio europeo non era in discussione e che il diritto di regolamentazione era salvo. Dalla relazione per uso interno, invece, emerge una realtà molto diversa, con tutti i pericoli paventati dalla società civile ben evidenti.

Di costruire regole condivise, in particolare, si occuperebbero la Commissione europea e le agenzie federali USA, senza alcun coinvolgimento del Parlamento europeo. La denuncia delle organizzazioni per la società civile è chiara: non sarà più la democrazia a definire il perimetro del mercato, ma il mercato a definire il perimetro della democrazia.

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