(Rinnovabili.it) – Le tensioni fra Russia e Ue potrebbero mettere il turbo al Ttip, il trattato di libero scambio fra Bruxelles e Stati Uniti. Almeno secondo quanto scrive in un report Agra Europe, società di ricerca inglese sull’agroalimentare, che prende in esame gli effetti dell’embargo commerciale russo nei confronti dell’Unione. Dopo la decisione di Putin, in agosto, di sospendere le importazioni di alcuni prodotti chiave del settore agricolo, i grandi esportatori europei di derrate alimentari fanno pressione sui politici manifestando la necessità di sviluppare nuovi e più affidabili mercati per l’agricoltura continentale. Un bisogno che, secondo il report di Agra, non fa altro che avvicinare le due sponde dell’Atlantico che già dialogano da oltre un anno. L’intenzione di aprire la più grande area di libero scambio al mondo, dalla quale transiterebbe quasi la metà del Pil globale, è infatti negli animi della Commissione europea e dell’amministrazione Obama già da tempo. E il comparto agricolo è uno dei settori in cui le lobby europee e americane premono con più decisione affinché si giunga presto ad un accordo. Uno dei motivi è esplicitato proprio dall’analisi della società inglese.
Le ricadute in Italia, in Europa e negli USA
Il report analizza tutte le ricadute del cambiamento nei flussi commerciali relativi al settore agroalimentare a partire dall’inizio del divieto russo. Viene quantificata l’esposizione alle perdite dell’Unione europea, così come le misure adottate dalla Commissione per mitigarne gli effetti sui produttori. Nonostante il tampone di Bruxelles, l’industria dei pomodori italiani sarà fra le più colpite, con perdite economiche e di posti di lavoro.
Inoltre lo studio cerca di verificare le dichiarazioni del Cremlino, secondo cui la Russia può sopravvivere senza importare dall’Europa o dagli Stati Uniti. Per riuscirci, Putin dovrà aumentare la produzione interna, ma non sarà facile. Problemi sorgeranno anche sul versante USA: infatti gli allevatori saranno costretti a cercare un altro mercato ampio e disponibile come quello russo ad accogliere i polli lavati con il cloro che crescono negli allevamenti intensivi.
Soluzione Ttip: quanto conviene?
A meno che non si porti a termine qualcosa di simile a un trattato bilaterale con una grande potenza mondiale, in grado non solo di rendere gli USA indipendenti dalle importazioni russe, ma anche di modificare i rapporti di forza tirando dalla propria parte qualcuno che con la Russia sta avendo anch’egli qualche problema. Ad esempio l’Europa.
Di qui – ma non solo – prendono spunto i negoziati sul Ttip, che Commissione e governo americano vorrebbero concludere entro il 2015. L’abbattimento delle barriere non tariffarie, cioè le normative e i regolamenti – che in Europa, in fatto di alimentari, sono più stringenti rispetto agli USA – è l’obiettivo primario. Ne beneficerebbero i grandi esportatori, ossia le multinazionali, che non essendo più costrette a rispettare gli standard di sicurezza e i diritti sociali dei rispettivi territori vedrebbero aprirsi un roseo futuro di profitti. Il settore agroalimentare statunitense troverebbe finalmente gli sbocchi che cercava per i suoi polli, ma anche per gli ogm e i bovini nutriti con ormoni della crescita e antibiotici. La Commissione europea, dopo aver affidato uno studio al Centre for Economic Policy Research di Londra, ha assicurato tuttavia che i benefici economici di una liberalizzazione dei mercati toccheranno a cascata anche le piccole aziende e i cittadini. Il Pil europeo, infatti, crescerà dello 0,5% annuo. A partire dal 2027.