(Rinnovabili.it) – Tutela ambientale e sociale saranno i temi del prossimo round negoziale per il TTIP, l’accordo di liberalizzazione economica tra Stati Uniti ed Unione europea. Ne è convinto il giornale tedesco Suddeusche Zeitung. Secondo la testata tedesca, le trattative dovrebbero portare a definire un capitolo su commercio e sviluppo sostenibile (TSD Chapter).
L’intenzione europea, secondo SZ, è evitare che gli Stati Uniti impongano un testo che livella gli standard di qualità ambientale e diritti sociali su quelli americani. Infatti, gli USA hanno ratificato soltanto due delle otto convenzioni dell’ILO (Organizzazione internazionale del lavoro) che disciplinano i diritti fondamentali dei lavoratori. La Commissione, sempre stando a quanto scrive la testata tedesca, metterà sul tavolo la necessità di inserire nel TTIP il diritto allo sciopero e alla contrattazione collettiva. Se dovesse perdere il braccio di ferro con Washington, il vecchio continente vedrebbe rimodellata l’architettura di diritti civili costruita dopo l’approvazione del Trattato di Lisbona.
Stesso discorso per la questione ambientale: i negoziatori europei proveranno a chiedere agli Stati Uniti di sottoscrivere i principi delle convenzioni internazionali in materia di prodotti chimici e rifiuti, sempre snobbate dai governi americani. La proposta di Bruxelles per lo sviluppo sostenibile, afferma la Zeitung, prevede anche di migliorare le condizioni lungo le catene globali del valore, così da mettere un qualche freno allo sfruttamento dell’uomo e della terra nei Paesi in via di sviluppo.
Non è affatto scontato che USA e Ue trovino un accordo su questi temi, data la differenza di approccio. Preoccupate dal possibile compromesso su standard qualitativi peggiori di quelli attuali, 250 mila persone, giunte da tutta Europa, si sono riversate nelle strade di Berlino sabato scorso, chiedendo alla Commissione europea di sospendere i negoziati sul TTIP. L’evento è parte di una settimana di mobilitazione internazionale contro gli accordi di libero scambio, che vede coinvolta anche l’Italia.
Di recente, l’allarme sui pericoli derivanti da una liberalizzazione dei prodotti chimici è stato suonato anche da Friends of the Earth (leggi anche: TTIP, oltre 1.300 sostanze chimiche tossiche alle porte dell’Ue) e dall’associazione che riunisce i gestori dei sistemi idrici di tutto il continente, preoccupata per il possibile inquinamento delle acque potabili (leggi anche: Se il TTIP inquina anche l’acqua potabile).
Le trattative per l’accordo commerciale sono state avviate nel mese di luglio 2013 e non dovrebbero essere ultimate prima 2017. L’intento è creare una zona di libero scambio attraverso l’abbattimento delle tariffe doganali e dei regolamenti che generano impedimenti al commercio. La base per il TTIP, come più volte dichiarato dalla Commissione europea, è il CETA, analogo trattato che Bruxelles ha chiuso con il Canada e che ora attende la ratifica del Parlamento europeo. Se il capitolo sullo sviluppo sostenibile che uscirà (forse) dal prossimo round negoziale dovesse essere una fotocopia di quello del CETA, verrebbero a mancare alcune garanzie sulla tutela dell’ambiente. Il testo del trattato Ue-Canada, infatti, brilla per l’assenza di obblighi per le parti contraenti. Viene stabilita la creazione di forum consultivi con la società civile e gruppi di esperti che accompagnano il processo, ma non c’è traccia di qualcosa di simile ad un tribunale interno che garantisca il rispetto degli standard lavorativi o di sviluppo sostenibile.