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Trump: gli USA potrebbero rientrare nell’accordo sul clima

"Abbiamo fatto un pessimo affare, come al solito. Ma non sono contrario ad un accordo sul clima". Con queste parole il presidente USA ha riacceso il dibattito

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Ennesima giravolta del presidente statunitense sul clima

 

(Rinnovabili.it) – Sembra l’ennesimo mezzo dietrofront, la cui attendibilità andrà verificata nel tempo. Ma la dichiarazione del presidente statunitense Donald Trump che ritratta il possibile abbandono dell’accordo sul clima di Parigi è comunque una notizia. L’inquilino della Casa Bianca ha detto in una conferenza stampa con il primo ministro norvegese Elena Solberg, che il patto raggiunto nella capitale francese il 12 dicembre 2015 «tratta gli Stati Uniti in modo ingiusto», e che i negoziatori «come al solito hanno fatto un pessimo affare». Nonostante le premesse, Trump ha affermato che non avrebbe avuto problemi ad accettare un accordo sul clima, quindi in teoria il paese «potrebbe rientrare».

Dopo aver annunciato il ritiro degli USA dal protocollo, nel giugno scorso, il presidente ha picconato tutta la legislazione ambientale che il suo predecessore, Barack Obama, aveva messo in piedi. Nelle ultime settimane ha prima restituito linfa vitale al settore del carbone, poi aperto il 90% delle coste nazionali alle trivellazioni petrolifere.

 

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Mosse che hanno ancora una volta toccato i nervi scoperti del mondo ambientalista, impotente di fronte a questo rullo compressore che non sembra intenzionato ad ascoltare né l’universo scientifico né la società civile. Eppure, forse per mancanza di altri appigli, anche queste piccole aperture nei confronti dell’accordo sul clima sembrano benauguranti. In realtà, le dichiarazioni di Trump vanno prese con grande cautela: essendo un patto vincolante, gli Stati Uniti sono obbligatoriamente impegnati a rispettarlo per il prossimo futuro. La prima data in cui possono abbandonare la nave è il 4 novembre 2020. Ma fino ad allora devono giocare la partita, e alcuni paesi sono preoccupati che possano abbattere l’accordo dall’interno, indebolendone i contorni già labili. Contro un abbassamento degli impegni sono schierati quasi tutti, Unione Europea e Francia in primis. Perfino la Cina, almeno a parole, è favorevole ad impegnarsi nell’implementazione. Basterà a contrastare gli interessi che vanno in direzione opposta?