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Trump vuole cancellare la tracciabilità dei minerali dei conflitti

Trump vuole cancellare la tracciabilità dei minerali dei conflitti

 

(Rinnovabili.it) – La riforma di Wall Street che il presidente americano Donald Trump vuole cancellare rischia di togliere ogni forma di controllo ai minerali dei conflitti. Tra le tante iniziative roboanti intraprese dalla nuova amministrazione a stelle e strisce c’è anche la cancellazione del Dodd-Frank Act, la legge voluta nel 2010 da Obama, che è anche la riscrittura più radicale delle leggi finanziarie del paese. Doveva servire per impedire che si ripetesse un evento come la crisi del 2007, ma per Trump è soltanto un’inutile accozzaglia di lacci e lacciuoli che frenano l’economia. Tra le pieghe della Dodd-Frank, però, c’è anche la regola che obbliga le compagnie statunitensi a tracciare meticolosamente quei minerali rari che stanno alla base di molti conflitti nell’Africa centrale.

Estratti spesso in zone di conflitto tra speculazioni su guerre civili e gravissime violazioni dei diritti umani, in particolare nella regione dei Grandi Laghi in Africa e nella Repubblica Democratica del Congo (dove si stima vengano sfruttati almeno 40mila bambini), questi minerali – terre rare, oro, coltan – sono parte integrante della nostra vita in quanto componenti fondamentali di cellulari, computer, persino lavatrici.

 

Trump vuole cancellare la tracciabilità dei minerali dei conflittiA poche ore dall’annuncio di Trump contro la Dodd-Frank, i nuovi vertici della Securities and Exchange Commission (SEC) hanno avviato le procedure per stralciare la norma sui minerali dei conflitti dalla legge. Sotto attacco finisce la Section 1502, un articolo che obbliga la SEC ad adottare regole precise e richiedere alle compagnie di rendere pubblici, a cadenza annuale, tutti i traffici e i commerci riguardanti questi minerali e i prodotti che li utilizzano. Un modo per garantire la tracciabilità – questo lo spirito della legge – ma accusato più volte di essere una regola incostituzionale (violerebbe il Primo Emendamento) e quindi da anni al centro di ricorsi e revisioni.

Provvedimento che è di fatto rimasto quasi lettera morta. Un rapporto congiunto di Amnesty International e Global Witness rivelava nel 2015 che quasi l’80% delle società Usa che fanno uso di minerali come coltan, tungsteno, diamanti, oro non è in grado di determinare se i prodotti che vendono contengono minerali provenienti da zone di conflitto in Africa centrale.

Il nuovo presidente della SEC, il repubblicano Michael Piwowar, ha subito rincarato la dose. Chiede che la Section 1502 venga di nuovo passata sotto revisione e non fa mistero della sua opinione: sarebbe un provvedimento inutile, che non ha diminuito i conflitti in Congo e nei paesi vicini e si è trasformato in un boicottaggio inutile dei minerali di cui il paese è infinitamente ricco. Se il tentativo non andasse a buon fine, la SEC e Trump dispongono di un asso nella manica: il presidente potrebbe sospendere l’articolo per due anni sulla base di supposte minacce alla sicurezza nazionale. Uno stratagemma che Trump non ha esitato a usare, come dimostra il cosiddetto “Muslim ban”.

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