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Trump fuori da Parigi: cosa succede adesso?

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Trump

 

(Rinnovabili.it) – E adesso? La domanda si fa strada nei corridoi delle istituzioni europee, tra le organizzazioni ambientaliste e talvolta arriva perfino ad insidiare i discorsi delle persone comuni. Qual è il futuro della politica internazionale sul cambiamento climatico dopo lo strappo del presidente USA Donald Trump con l’uscita dall’accordo di Parigi?

Gli scenari sono diversi e non esiste una interpretazione univoca, ma con il passare dei giorni sembrano definirsi alcune direttrici. Per capire che cosa si muoverà sul piano geopolitico è utile guardare al vertice UE-Cina dello scorso 1 giugno: un appuntamento annuale vissuto con particolare enfasi perché ha segnato, almeno sulla carta, un avvicinamento inedito tra le due potenze in guerra commerciale da anni. Riaffermando energicamente il loro impegno a rispettare l’accordo di Parigi, Europa e Cina stanno dichiarando al mondo una convergenza di politiche climatiche ed energetiche, che sarà «una colonna portante del partenariato bilaterale». Dietro questa dichiarazione c’è la volontà di spostare l’asse commerciale, almeno in parte, verso oriente: tentare di stabilire difficilissime regole comuni per avviare accordi sugli investimenti e poi, chissà, un vero e proprio trattato di libero scambio che ponga fine alla battaglia dei dazi che ha caratterizzato gli ultimi anni.

 

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La dichiarazione UE-Cina impegna i paesi ad una cooperazione diffusa in settori quali l’etichettatura energetica, norme per l’efficienza dei prodotti, regole per i veicoli a emissioni zero, l’energia pulita e il design del mercato. La Cina è il più grande esportatore al mondo con una base di consumatori in rapida crescita, mentre l’Unione Europea è il più grande blocco commerciale. Questa liaison è un tentativo di dar vita ad un nuovo ordine globale o semplicemente una mossa per isolare gli Stati Uniti e spaventare tutto il mondo del business che ruota intorno al presidente Trump? I due paesi stanno tirando la corda, annunciando un nuovo vertice sul clima cui sarà invitato anche il Canada il prossimo settembre. Canada che ha appena siglato il CETA, accordo di libero scambio con l’UE, di cui attende la ratifica.

Sul fronte americano si tenta di rompere l’assedio: il ruolo del pompiere lo gioca stamattina il segretario dell’Energia, Rick Perry, secondo il quale gli USA sono comunque impegnati sull’ambiente e continueranno a ridurre le emissioni, nonostante la decisione del presidente. Sabato era toccato all’ambasciatrice statunitense all’ONU, Nikki Haley, che ha tentato di rassicurare una comunità internazionale piuttosto contrariata, dichiarando che «il presidente Trump crede che il clima stia cambiando e che l’inquinamento sia parte del processo». Il giorno prima un altro big del governo, il segretario di Stato Rex Tillerson, ha gettato acqua sul fuoco spiegando che il paese non cambierà i suoi sforzi per ridurre le emissioni nel futuro.

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