Sdoganate le trivelle nelle acque intorno agli Stati Uniti
(Rinnovabili.it) – Un altro pezzo della politica di Obama finisce nella spazzatura. Il presidente Trump è riuscito a picconare definitivamente anche l’ultima misura di tutela ambientale voluta dall’ex inquilino della Casa Bianca. Da ieri, quasi tutte le acque territoriali degli Stati Uniti sono nuovamente aperte alle trivelle, anche se i prezzi del petrolio scoraggiano l’estrazione offshore di petrolio e gas.
La mossa di Trump, sotto il fuoco di fila della stampa dopo le rivelazioni sul Russia Gate del suo ex braccio destro Steve Bannon, contenute nel libro “Fire and Fury”, cerca di spostare la comunicazione su argomenti più favorevoli. Il boom di Wall Street gli ha permesso ieri di esultare per il buon andamento dell’economia, su cui ha rilanciato con questo tentativo teso a incrementare la produzione interna di energia. Ma la decisione di spalancare i mari ai petrolieri ha scatenato le proteste degli stati costieri, degli ambientalisti e dell’industria del turismo.
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L’ordine di permettere trivellazioni negli oceani Atlantico, Artico e Pacifico arriva quasi otto anni dopo il disastro ambientale della Deep Water Horizon nel Golfo del Messico, il più grave della storia americana, capace di fare miliardi di dollari di danni e obbligare l’ex presidente ad aumentare la regolamentazione del settore.
Il sottosegretario agli Interni, Ryan Zinke, ha detto ieri che la bozza del programma di leasing 2019-2024 per il settore oil & gas renderebbe perforabile oltre il 90% della piattaforma continentale subacquea disponibile per questo genere di operazioni. In sostanza, una cancellazione totale dell’ordine di Obama che tutelava il 94% della piattaforma esterna dalle trivellazioni: 25 delle 26 aree in cui è suddivisa saranno offerte all’industria. Le concessioni in palio sono 19 al largo delle coste dell’Alaska, 7 nel Pacifico, 12 nel Golfo del Messico e 9 nella regione atlantica. Solo il Bacino Aleutine in Alaska e la Baia di Bristol saranno esonerati.
La proposta segna un enorme cambiamento rispetto alla precedente politica, che metteva il veto su nuove trivellazioni nelle acque federali dell’Atlantico e dell’Oceano Artico, proteggendo 46,5 milioni di ettari al largo dell’Alaska e 1,5 milioni di ettari dal New England alla baia di Chesapeake.