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Trivelle, niente election day: referendum fissato il 17 aprile

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(Rinnovabili.it) – Il referendum sulle trivelle si terrà il 17 aprile 2016. È quanto si apprende dopo la riunione di ieri del Consiglio dei ministri, che ha approvato il decreto apposito. Così recita il breve comunicato reperibile sul sito del governo:

«Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto per l’indizione del referendum popolare relativo all’abrogazione della previsione che le attività di coltivazione di idrocarburi relative a provvedimenti concessori già rilasciati in zone di mare entro dodici miglia marine hanno durata pari alla vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale. La consultazione si terrà il 17 aprile 2016».

 

Trivelle, niente election day referendum fissato il 17 aprilePoche righe che frantumano la possibilità di accorpare il momento referendario al primo turno delle elezioni amministrative di giugno, scelta che avrebbe favorito la partecipazione degli elettori e consentito il risparmio di circa 3-400 milioni di euro. La decisione è in linea con i tentativi di aggirare la consultazione promossi dall’esecutivo Renzi negli scorsi mesi, su tutti gli emendamenti alla legge di stabilità che hanno privato il referendum di cinque quesiti su sei. Le date “papabili” per il voto andavano dal 15 aprile al 15 giugno. La scelta del 17, cioè la prima domenica possibile, è assai sospetta.

La risposta del Coordinamento nazionale No Triv è affidata a Facebook, sintetica e delusa: «Il Consiglio dei Ministri ha fissato ieri la data del Referendum No Triv. Si voterà il prossimo 17 aprile. Nessun election day e soprattutto appena due mesi per la campagna referendaria. Semplicemente vergognoso».

 

Dal nucleare alle trivelle, i tradimenti dei governi

Tutti gli indizi, in effetti, portano a valutare la scelta di boicottare l’election day come l’estremo tentativo di sabotare la consultazione sulle trivelle. Anticipandola di tre settimane buone rispetto alle amministrative, diventa più complicato per il movimento No Triv mobilitare il 50% più uno degli elettori.

Non è la prima volta che accade: Renzi è in perfetta continuità con i governi prima del suo. Berlusconi tentò allo stesso modo di far fallire il referendum su nucleare, acqua pubblica e legittimo impedimento nel 2011. Allora, come ricorda La Stampa, fu quel Dario Franceschini oggi allineato con Renzi a biasimare il centro destra, reo di «buttare dalla finestra 300 milioni di euro unicamente per impedire che il referendum raggiunga il quorum».

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