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Le trivelle Eni arrivano al largo delle Marche

Le trivelle Eni arrivano al largo delle Marche 2(Rinnovabili.it) – L’ha vista per primo un fotografo, che l’ha immortalata vicino a Santa Maria di Leuca. È solo una delle trivelle per l’estrazione del gas che il Governo Renzi ha autorizzato a bucare l’Adriatico al largo delle coste marchigiane.

«Le piattaforme in realtà sono due, la Bonaccia NW e la Clara NW – spiegano in un comunicato gli attivisti della rete Trivelle Zero Marche – Otto nuovi pozzi verranno perforati nelle prossime settimane e mesi, quattro per piattaforma, e saranno 15 i km di nuove tubazioni sottomarine installati. Nei Decreti stessi si riconoscono i gravi rischi per il mare Adriatico».

 

Da La Spezia, i primi di agosto, è partita alla volta del mare marchigiano la piattaforma Bonaccia NW dell’ENI, seguita poco dopo dalla Clara NW. Quest’ultima, più piccola, dovrebbe operare in appoggio alla Bonaccia, iniziando le operazioni sei mesi più tardi. Il varo degli impianti è stato seguito dall’informazione locale.

Il progetto Bonaccia prevede l’installazione di una nuova piattaforma a 4 gambe (BonacciaNW) a 60 km dalla costa di Ancona. Qui avverrà la perforazione, il completamento e la messa in produzione, per circa 25 anni, di quattro nuovi pozzi (Bonaccia NW1 Dir, Bonaccia NW2 Dir, Bonaccia NW3 Dir e Bonaccia NW4 Dir). Le operazioni prevedono anche l’installazione di due condotte sottomarine di 2.2 km per il trasporto di gas e aria. Le acque reflue, estratte insieme agli idrocarburi, verranno scaricate a mare: saranno circa 30 metri cubi al giorno.

 

La piattaforma avvistata e fotografata da un passante
La piattaforma avvistata e fotografata da un passante

 

La Clara opererà invece nel campo di gas Clara Est, a 45 km dalla costa anconetana. Anche qui si prevede una piattaforma a 4 gambe, 4 pozzi direzionati e la posa di condotte lunghe ben 13 km per il trasporto del gas da Clara NW all’esistente piattaforma Calipso. Lo scarico delle acque reflue avverrà in quantità analoghe alla sorella maggiore.

Nei due decreti di VIA, sottolineano gli attivisti, «si parla estesamente del rischio di subsidenza (l’abbassamento del suolo a causa delle estrazioni dal sottosuolo) che deve essere monitorato fino alla costa, un fenomeno che una volta innescato è molto difficile da controllare e che può causare gravissimi problemi, dall’aumento dell’erosione a terremoti».

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