Il Ministero dello Sviluppo economico costretto a riperimetrare le aree concesse alle trivelle entro le 12 miglia. L’azienda fa fagotto
(Rinnovabili.it) – La battaglia contro le trivelle continua a registrare successi in vista del referendum del 17 aprile. Nell’ultimo bollettino del Ministero dello Sviluppo economico sugli idrocarburi e le georisorse, campeggia a chiare lettere l’abbandono della compagnia Transunion Petroleum Italia, che rinuncia a due istanze di ricerca di gas e petrolio nel Golfo di Taranto e nel Canale di Sicilia.
Mutilata di una parte dell’area utile alle sue trivellazioni, la Transunion ha mollato la presa e deciso di fare fagotto: «La società non ha provveduto a comunicare il proprio interessamento al prosieguo del procedimento amministrativo, nei modi e nei termini indicati dalla comunicazione di “Rigetto parziale e riperimetrazione” del 29 gennaio 2016 n. 2481», conferma il Ministero.
Esultano i No Triv, e ne hanno ben d’onde. Il movimento intasca un’altra vittoria in vista del referendum, una consultazione dai tempi strettissimi per l’eccesso di zelo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Se avesse atteso a fissare la data, avrebbe dato il tempo ai giudici della Corte Costituzionale di esprimere un parere su altri due quesiti referendari, che al momento restano congelati. La decisione preliminare è attesa per domani, ma anche se dovesse riabilitarli, essi non potrebbero venire accorpati al referendum del 17 aprile. Mancano infatti i tempi minimi che la legge assegna alla campagna referendaria (45 giorni).
«La campagna contro le trivellazioni sta sortendo l’effetto sperato – commenta il Coordinamento nazionale No Triv – anche se i comitati pro-Triv vogliono farci credere che la decisione non sia collegata al referendum del 17 aprile. Ma la vittoria è a portata di mano. Andiamo avanti, più forti di prima».