(Rinnovabili.it) – Il 35% delle compagnie che operano nella ricerca e produzione di petrolio su questo pianeta è ad alto rischio di fallimento nel 2016. Cifre da brividi quelle pubblicate dall’ultimob rapporto dalla società di consulenza Deloitte, che certifica la crisi globale delle trivelle dopo aver esaminato lo stato di salute di oltre 500 aziende del settore. Stando ai dati, 175 di esse sono sull’orlo della bancarotta. La prima causa del tracollo è il calo dei prezzi del petrolio. Messe insieme, queste compagnie hanno accumulato 150 miliardi di dollari di debiti.
E dire che il settore dei combustibili fossili, secondo il Fondo Monetario Internazionale, ha beneficiato di sussidi per 5.300 miliardi di dollari nel solo 2015. L’Italia, secondo una analisi di Oil Change presentata in concomitanza con la COP 21, spende in finanziamenti pubblici agli inquinatori 42 volte il denaro che destina alle politiche climatiche.
«Il 2016 sarà l’anno delle decisioni difficili – dichiara John England, vice presidente di Deloitte – Abbiamo notato che il numero di fallimenti supera i livelli della Grande recessione, mentre le aziende lottano per rimanere solventi. L’accesso ai mercati dei capitali, il sostegno dei banchieri e i derivati sul rischio di credito, che hanno contribuito ad addolcire un percorso altrimenti roccioso per l’industria nel 2015, sono in rapido declino».
I prezzi del petrolio sono scesi negli ultimi anni, e al momento si attestano sui 29 dollari al barile per il greggio. Questo in alcune parti degli Stati Uniti, dove l’industria stava fiorendo (ad esempio in Nord Dakota), adesso le aziende chiudono e i lavoratori rimangono a casa.
Secondo il New York Times, 60 compagnie petrolifere e del gas hanno dichiarato fallimento nel corso degli ultimi 16 mesi. Se il prezzo del petrolio non risale, il numero potrebbe raddoppiare.
Il rapporto Deloitte mostra che le aziende ad alto rischio di fallimento oggi, sono le stesse che hanno scelto di prendere in prestito denaro e ora hanno una notevole quantità di debito. Secondo gli analisti, non sarà facile per le compagnie adattarsi al clima economico in evoluzione.