Il documento chiede con forza al Governo "di chiarire e condividere" con le comunità territoriali quali sono i suoi indirizzi di politica energetica nel settore degli idrocarburi
(Rinnovabili.it) – Quali giacimenti di idrocarburi sono stati individuati? Come e quando il Governo intende sfruttarli? Si possono individuare di comune accordo aree nelle quali le coltivazioni sono precluse? Queste sono solo alcune delle domande che le amministrazioni regionali italiane rivolgono a Roma in merito al delicato tema delle trivelle. Domande che esprimono una preoccupazione comune da parte delle Regioni oggi riassunta nel Manifesto di Termoli. Il documento, elaborato alla fine di luglio da Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria, è approdato sul tavolo della Conferenza delle Regioni. Ed è stata unanime l’approvazione dell’atto che racchiude una visione ed una politica condivise sul tema della ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare. “E’ un ulteriore importante accadimento – commenta il Sottosegretario dell’Abruzzo con delega all’Ambiente Mario Mazzocca – con cui il Governo dovrà confrontarsi. Se il documento di Termoli poteva essere interpretato come una manifestazione di volontà di una parte dell’Italia, con la sottoscrizione dei referendum e l’odierna unanime validazione da parte della Conferenza delle Regioni riteniamo che si sia in presenza di un fatto politico dirompente e dirimente, con il quale il Governo centrale dovrà necessariamente fare i conti”.
Il documento chiede con forza al Governo “di chiarire e condividere” con le comunità territoriali quali sono i suoi indirizzi di politica energetica nel settore degli idrocarburi, elaborando quei sette punti concordati dalle prime sei regioni firmatarie:
Condivisa preoccupazione per lo sviluppo incontrollato di attività estrattive in zone costiere oltre che di pregio storico e naturalistico.
- Mantenimento in capo Comunità regionali della prerogativa di elaborare le scelte di protezione e valorizzazione delle proprie coste e del mare, da intendersi beni comuni e irrinunciabili.
- Necessità del graduale superamento della attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi in quanto basata sul consumo di fonti energetiche fossili, e contestuale progressivo ricorso a fonti energetiche alternative e rinnovabili.
- Ineludibilità della concertazione con le Comunità regionali del mantenimento di attività estrattive nei tratti di mare prospicienti le coste, elevando il tema ad una più consona dimensione europea.
- Urgenza di una Cabina di Regia nazionale fra Regioni costiere e competenti organi dello Stato, che elabori scelte condivise sulle aree nelle quali avviare o mantenere attività estrattive.
- Centralità della via della condivisione e del dialogo con l’amministrazione centrale e richiesta ed al Governo dell’immediata apertura di un tavolo di confronto di caratura stabile e duratura.
Ricorso a tutti i mezzi (strumento referendario incluso) previsti o consentiti dell’ordinamento italiano, europeo ed internazionale, qualora non si consentano forme di condivisione e di dialogo.
“Siamo consci – conclude Mario Mazzocca – che l’obiettivo, pur se avvicinatosi progressivamente soprattutto negli ultimi mesi, non è stato ancora raggiunto; non un punto di arrivo, dunque, ma un’ulteriore importante stazione intermedia lungo l’accidentato percorso del perseguimento di un modello di sviluppo finalmente e fattivamente improntato a criteri di reale sostenibilità. Un modello che oggi non è più solo dell’Abruzzo e di qualche altra Regione meridionale, ma dell’intera comunità nazionale”.