Disco verde per le trivelle in Adriatico con l'approvazione governativa della VIA dell’Ombrina Mare, la piattaforma di Rockhopper che sorgerà al largo dell’Abruzzo
(Rinnovabili.it) – La piattaforma petrolifera Ombrina Mare al largo dell’Abruzzo si farà. Il governo italiano tira dritto sulle trivelle in Adriatico, alla ricerca di petrolio nonostante la contrarietà dell’opinione pubblica locale. La Commissione VIA ha dato l’ok alla valutazione di impatto ambientale relativa al progetto. La piattaforma, nel progetto presentato dalla Medoilgas Italia, oggi Rockhopper, sorgerà a sole 3 miglia dalla costa. Si tratta di un impianto di estrazione con annesso centro di trattamento galleggiante, che opererà a poca distanza dal confine di un’area protetta, il parco nazionale della costa teatina, di cui si attende l’istituzione.
Legambiente non si è fatta attendere e ha criticato prontamente in una nota «l’assurdità del progetto: greggio di pessima qualità e di quantità trascurabili, sufficiente a coprire a fatica lo 0,2% del consumo annuale nazionale. Gas in quantità insignificante e sufficiente a coprire appena lo 0,001% del consumo annuale nazionale, con una ricaduta locale (in termini di royalties) equivalente all’importo di mezza tazzina di caffè all’anno per ogni abruzzese. A guadagnare dall’operazione Ombrina Mare saranno pochi petrolieri, a discapito del territorio e delle comunità locali, sicuramente non il Paese».
Il gruppo del cigno verde contesta anche il mancato rispetto delle indicazioni della direttiva europea (2013/30/UE) sul rafforzamento delle condizioni di sicurezza ambientale delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi. La normativa comunitaria prevede infatti un’accurata relazione sui grandi rischi e su eventuali incidenti, la verifica delle garanzie economiche da parte della società richiedente per coprire i costi di una disgrazia e l’applicazione di tutte le misure necessarie per individuare i responsabili del risarcimento in caso di gravi conseguenze ambientali. L’ultimo punto è quello, continuamente bypassato da ogni progetto, della partecipazione del pubblico. Nel processo di autorizzazione non viene di solito tenuto in debito conto il parere di cittadini, amministrazioni ed enti territoriali interessati.
«Tutti questi passaggi ad oggi non sembra siano stati considerati dal governo nell’iter autorizzativo di Ombrina mare – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – Eppure i rischi derivanti dalla nuova piattaforma petrolifera potrebbero essere immensi, senza considerare il trattamento del greggio estratto a bordo della nave appoggio e il suo trasporto fino a riva. Eventuali incidenti o imprevisti danneggerebbero in maniera irreversibile il delicato ecosistema marino-costiero».