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Trivellazioni e terremoti, paura in Oklahoma

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(Rinnovabili.it) – Diverse scosse di terremoto hanno colpito ieri l’Oklahoma, facendo registrare un aumento della frequenza che i funzionari statali e federali imputano alle trivellazioni petrolifere e alle operazioni di fracking. Ad innescare il fenomeno di sismicità indotta (esattamente quella che turba il dibattito sul sisma del 2012 in Emilia Romagna) è l’iniezione di acque reflue utilizzate durante la trivellazione per il recupero di gas e petrolio. Tre dei terremoti avevano una magnitudo superiore ai 4.0 gradi Richter. Secondo l’US Geological Survey (USGS), un sisma di 4.5 gradi, il più intenso, ha avuto origine in una zona a vicino a Crescent, circa 70 km a nord di Oklahoma City. L’emittente KOTV ha dichiarato che i tremori potrebbero essere stati avvertiti fino in Kansas, a 260 chilometri di distanza.

 

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Il tasso di terremoti in Oklahoma è aumentato di circa il 50% dal 2013: secondo l’USGS sono cresciute notevolmente anche le probabilità che si inneschi un sisma in grado di provocare danni gravi.

Terremoti di intensità superiore alla magnitudo 3.0 colpiscono lo Stato al ritmo di due al giorno o anche più. Nel corso degli ultimi sette giorni, in Oklahoma la terra ha tremato circa 40 volte, spiegano i geologi americani. Gli scienziati dicono che l’attività sismica è innescata dall’iniezione di acque reflue in formazioni geologiche profonde a seguito del boom di attività petrolifere e di fracking.

 

Trivellazioni e terremoti paura in Oklahoma 1

 

L’autorità per il petrolio e il gas dello Stato ha emanato a luglio una direttiva che espande le cosiddette “Aree di interesse” alle zone dello Stato che sono state più colpite dai terremoti. Ciò permetterà di imporre restrizioni a 211 pozzi di smaltimento delle acque miste ad agenti chimici che le compagnie pompano nel sottosuolo ad alta pressione.

Già lo scorso marzo la Oklahoma Corporation Commission ha ordinato ai gestori di 347 pozzi di ridurre la profondità di iniezione sulla Arbuckle, poiché elevati volumi di reflui nella formazione più profonda dello Stato presentano il più alto rischio di attività sismica. Gli operatori del petrolio e del gas hanno tempo fino al 14 agosto per adeguarsi. Il governo ha ormai accettato il nesso fra trivelle e terremoti, ma ha comunque vietato alle autorità locali di emanare moratorie o divieti di sfruttamento degli idrocarburi.

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